Inutile dire che il rientro è stato più deludente di quello che immaginavo Ho aperto la porta e ho trovato la casa nello stesso disordine in cui l’avevo lasciata, con in più tutta la polvere che si può accumulare in quattro giorni. Lui in questi giorni è stato a casa di sua mamma (che era in montagna) e nonostante le mie raccomandazioni non ha portato fuori né l’umido né il secco. Poi come se non bastasse quando siamo arrivati a casa, alle sette di sera, ha preso Iaia ed è andato a fare la spesa: in 4 giorni di ferie non ha trovato il tempo neanche di fare quello.
Infine per concludere in bellezza mi si sono rotti nell’ordine: macchina fotografica, blackberry e anche il pc si è preso un nuovo virus. La prima cosa che comprerò sarà il cellulare, ma non ho la più pallida idea di quale scegliere (economico si intende).
La vacanza di contro è stata divertente, rilassante e rigenerante. Mia cugina, per quel poco che siamo riuscite a parlare, ha trovato le parole giuste per farmi stare meglio; le ultime che mi ha detto prima di salutarci sono state: “Vedrai che alla fine si sta meglio così”, e stranamente mi sono sembrate molto veritiere. Sono sempre più convinta che avremmo dovuto essere sorelle.
Mia zia mi avrà ripetuto almeno venti volte al giorno che sono bellissima e alla fine mi ha quasi convinta. Ogni volta che uscivamo per lei c’era qualcuno che ci provava con me, persino il cameriere, che ha avuto la sola colpa di chiedermi se l’acqua per Iaia la volevo fredda o a temperatura ambiente.
In realtà però qualcuno ha provato ad attaccare bottone… Sembrava una scena comica. Eravamo in centro e stavamo aspettando che mio zio venisse a prenderci con la macchina, così io e Iaia siamo andate sulla spiaggia per vedere il mare. Ad un certo punto Iaia guarda un gruppo di ragazzi che suonavano il tamburello e uno di loro si avvicina. Le fa vedere il tamburino e comincia a dirmi che gli piacciono i bambini che ne vorrebbe tanto uno ma non si trova la materia prima per farlo. Io penso che sia proprio dolce, ma poi lo guardo bene e mi pare troppo giovane per pensare ad un figlio, cosi gli chiedo l’età: 21 anni. Quando gli dico che è troppo giovane e che almeno deve arrivare a 30 anni lui si meraviglia e chiede a me quanti anni abbia. Alla mia rivelazione (li ho detti tutti, senza togliermene neanche uno) cade una tegola in testa a lui e una certezza a me. Lui mi dava 18/20 anni e io ero, nella mia ingenuità, convinta che fosse venuto solo per far giocare Iaia e invece voleva rimorchiare me.
Deve esserci qualcosa che non va o in lui che non è in grado di attribuire l’età alle persone o in me che dimostro più di 15 anni in meno! Comunque anche in questo mia zia ha trovato un aspetto positivo: mi serve per convincermi che sono ancora in pista; si, ma non con uno di vent’anni, aggiungo io!
Avrei voluto restare di più, per me e per Iaia che si è divertita come non mai con lo zio che per l’occasione è diventato il nonno. Rideva come una pazza e io anche. Questi miei parenti sono tutto l’opposto di quelli che ho qui. Sono giocherelloni, per loro non c’è età anagrafica, basti pensare a mio cugino che a quarantaepassa anni si è fatto crescere i capelli perché deve regredire di età fino a che non arriva ai 20. Non so come faccia la gente a fidarsi di lui come commercialista, però è fantastico e ha fatto un figlio dolcissimo che sono sicura diventerà un campione di nuoto.
Mi spiace non aver rivisto la figlia di mia cugina, che era al mare con il suo papà, però l’ho sentita al telefono e mi ha chiesto di andare a trovarla con il teletrasporto. Buon sangue non mente.
Adesso sono tornata nel grigiore di questa vita, ma la marcia in più che mi hanno lasciato i miei parenti (la mia dolce nonnina) e la loro città non si è ancora esaurita. Sono più fiduciosa, più ottimista, più realista, ma più di tutto sono ancora più innamorata della mia bambina e molto meno del suo papà.
Adesso vado alla ricerca internettiana del mio prossimo cellulare.