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giovedì 27 febbraio 2014

amicizia  

Quest’anno, come negli ultimi anni, non ho guardato il Festival di San Remo, e fino a pochi giorni fa non sapevo neanche chi lo avesse vinto. Poi questa mattina alla radio hanno trasmesso la canzone vincitrice: Controvento.

Guidavo e ho cominciato ad ascoltare le parole, pensando che fosse una canzone d’amore: la storia di una persona che attraverso le avversità decideva di stare al fianco della persona che amava.
Guidavo e ascoltavo le parole e la mia mente ha iniziato a fare collegamenti che non riuscivo a capire, almeno fino a quando è iniziato il ritornello e il senso della canzone mi è apparso limpido davanti agli occhi. Il mio personale senso della canzone.
Ho visto me stessa pochi anni fa, proprio in questo periodo dell’anno. C’ero io e c’era molta gente, tutti riuniti per salutare l’ultima volta quello che allora era mio suocero.
Ero dentro al cimitero, confusa e  incredula per quello che mi stava succedendo. Ero in mezzo a tanta gente, ma ero sola. Mio marito mi stava lasciando e io non potevo stargli vicino.
E’ stato proprio quel giorno che i nostri amici e i parenti hanno capito che ci stavamo lasciando.
Ricordo che avrei voluto abbracciarlo, aiutarlo in qualche modo ad affrontare la perdita di suo padre, ma sentivo che lui non mi voleva vicino.
Poi ad un certo punto gli si sono avvicinati degli ex colleghi e lui li ha abbracciati come avrei voluto che abbracciasse me, per dividere con me quel dolore.
Allora la mia amica di una vita mi è venuta vicino, io l’ho presa per mano, l’ho portata in un posto più riparato e sono scoppiata a piangere fino allo sfinimento.  

 Anche questa mattina, come adesso, ripensando a quell’episodio mi vengono le lacrime agli occhi, ma non sento più quel peso opprimente che mi ha accompagnato in questi ultimi quattro anni. E’ una tristezza diversa, una consapevolezza della enorme sofferenza che ho provato, è empatia con me stessa.

 E mi chiedo: ma come si fa a provare così tanto dolore senza dubitare almeno una volta di non avere la forza per venirne fuori?

martedì 25 febbraio 2014

*cosa succede in città  

Siamo stati ad un matrimonio, il primo per Iaia, il primo per me insieme a lei.
Una festa bellissima con degli sposi altrettanto belli, un'occasione per riunire la nostra famiglia che negli ultimi anni si è sparsa per l'Italia.
Un'occasione per capire che la strada per la serenità per me è ancora lunga.
Un'occasione per capire quanto la famiglia sia importante e quanto sarebbe bello se fossimo tutti nella stessa città.
Un'occasione per trascorrere del tempo buono, per rivedere mio zio, che legalmente non è più mio zio da 25 anni, ma per me lo sarà per sempre.
Un'occasione per essere eleganti o almeno provare ad esserlo.
Un'occasione per ridere e sorridere.
E anche se due giorni prima pulivo litri di vomito di Iaia e facevo gli scongiuri affinché la febbre scomparisse miracolosamente il sabato mattina, alla fine abbiamo vinto noi e abbiamo trascorso una giornata che non dimenticherò mai perché ha segnato un nuovo inizio.

* questo titolo è gentilmente offerto dal nome del tavolo del ristorante in cui ero, visto che la famiglia dello sposo, la mia, è per metà fan di Vasco Rossi. Ad un certo punto del pranzo avevo quasi deciso di andare ad un suo prossimo concerto con mia zia e gli sposi, ma poi mi hanno detto il prezzo del biglietto e ho cambiato idea... Peccato, ci saranno tempi migliori.

giovedì 13 febbraio 2014

diamante  

Ho sonno, ho molto sonno ho uno stramaledetto sonno.  Vorrei  sdraiarmi sul letto chiudere gli occhi e risvegliarmi quando finalmente ho recuperato le ore perse in questi ultimi quattro anni.
Una volta dormivo dalle 9 alle 12 ore di fila e guardavo stupita quelle persone che nonostante i sonniferi non riuscivano a dormire ininterrottamente tutta la notte.

Oggi potrei ogni due week-end, quando non c’è mia figlia con me, sdraiarmi e dormire a più non posso, passando sopra alle tre/quattro volte di sveglia notturna eredità  della maternità pensando di poter dormire fino a mezzogiorno.

E invece no, ho deciso di avere un secondo figlio, che mi sveglia quattro volte a notte e ha una sveglia interna puntata alle 6:30 del mattino e che non smette di far suonare fino a che, stremata alle 7:30 non mi alzo.
Questa sveglia ha un suono che ultimamente sta diventando fastidioso perché continua anche tutto il santo giorno e fa:  maooooooooo, maooooooo, miaaaaaaaooooooooooooooooooooo.