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lunedì 31 ottobre 2016

UNA VITA PER UN LAVORO  

E’ una vita che non scrivo più, che non scarico le mie ansie e la mia rabbia in questo spazio troppo bianco.
E’ stato un periodo duro, faticoso e a tratti pieno di angoscia. Non è che adesso vada meglio, anzi.
La cosa positiva è che il problema non è più lo stesso, quello che mi sta rovinando la tranquillità adesso non è più il mio ex, ma il mio nuovo lavoro.
Questo non significa che ora con lo stronzo vada meglio, che abbiamo trovato un punto d’incontro e che andiamo finalmente d’accordo. Assolutamente no, questo sono quasi certa che non accadrà mai.
Ormai sono otto mesi che ho ripreso a lavorare e la mia vita privata se ne è andata a farsi fottere. Sto fuori tutto il giorno, torno a casa alle sette di sera e l’unica cosa che posso fare è cucinare, riordinare e mettere a letto mia figlia.
Ma questo sarebbe niente, il peggio è che nei giorni in cui potrei stare con mia figlia, come oggi che il Santo Padre ci ha concesso il ponte, lei non c’è, è con lo stronzo da venerdì e non la vedrò fino a giovedì sera.
In più sono esausta, torno a casa e mi porto dietro tutto lo stress del lavoro che non sono riuscita a finire.
Io e la mia collega ci prendiamo spesso cazziatoni, mi sento incompresa. Lavoro tantissimo, non mi fermo quasi per la pausa pranzo e siccome mi sento io in difetto non mi segno neanche gli straordinari.
Sono arrivata al punto di sperare che non mi rinnovino il contratto.
Intanto continuo a mandare curricula a desta e a manca, anche nei supermercati. Preferisco andare a fare la cassiera piuttosto che rinunciare ad avere una vita privata serena.
So che il lavoro è sacro e che, nel mio caso, è anche una condizione indispensabile, non avendo nessun altro su cui poter contare, ma non può e non deve compromettere la mia tranquillità emotiva, che già tranquilla non era neanche prima.
Sono proprio stanca, non ho più vent’anni e neanche trenta. Il tempo di decidere cosa fare della mia vita è già passato e io ho deciso che non era la carriera il mio obbiettivo. Certo, non posso dire che nella vita privata sono stata vincente, ma ho una figlia ed è lei la mia priorità. Vorrei poterla seguire nei compiti, vorrei poter giocare con lei e non doverle dire che ho sempre qualcos’altro da fare.
Per adesso vado avanti, stringo i denti e mi tappo le orecchie quando è necessario per poter almeno arrivare alla fine di questo maledetto contratto. Intanto mi guardo in giro, cerco altro e fantastico sulla possibilità di aprire un’attività per conto mio.

Almeno non è più lo stronzo il mio problema.