Oggi è il 31 dicembre e per consuetudine sarebbe tempo di bilanci, di
voltarsi indietro per vedere cosa si è fatto di buono e di guadare avanti per
capire cosa si può fare per migliorare.
Io ormai credo di conoscermi abbastanza bene per poter dire che tutto
questo, nel mio caso, è inutile. Se programmo so già per certo che non porterò
a termine quasi niente. Se dovessi andare indietro di un anno scoprirei che,
nella migliore delle ipotesi, sono riuscita a fare una sola cosa di tutto
quello che mi ero ripromessa. Così evito e non mi volto.
Questa mattina, dopo aver salutato Margherita in partenza per la
montagna, ho acceso la radio e parlavano del liberarsi dalle zavorre. Io ho una
grossa, grossissima zavorra che mi impedisce di far prendere il volo alla mia
vita, che mi fa vedere vecchia, brutta e stupida quando intorno la gente mi
continua a ripetere che sono bella e giovane e che ho un intero mazzo di carte
da cui poter pescare. Poi, vicino a questa zavorra, ci sono tante altre piccole
zavorre che contribuiscono a incollarmi a terra.
Queste zavorre mi si sono attaccate addosso durante tutta la mia vita e
in qualche strano modo sono io a non lasciarle andare.
Ecco, questo è l’augurio che mi faccio e cha vorrei fare a tutti quelli
che si trovano ancorati in un posto da cui vogliono scappare, ma non ci
riescono: vorrei riuscire ad aprire le mani, a tagliare le corde che mi legano
ad una vita piatta, senza prospettive, senza possibilità. Vorrei librarmi in
volo e guardare per poter scegliere, sperimentare, darmi possibilità. Credere
in me, in mia figlia e nella nostra vita; lasciarmi andare, trovare il
coraggio, il tempo e la voglia, chiudere gli occhi e buttarmi nel futuro.
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