MENO UNO
Oggi è stato il penultimo giorno di lavoro.
Sono entrata in ditta alle 8:24, passando per la fabbrica, diretta agli uffici. Non c'era ancora nessuno, ma era come se ci fossero tutti. Ognuno intento a fare qualcosa. Ho varcato la porta e mi è sembrato di tornare indietro di dodici anni. Come se l'ultimo periodo da incubo che mi hanno fatto passare non fosse mai accaduto. Come ci fosse ancora il vecchio titolare e come se non ci fossero ancora certe persone.
Mi sono fermata, senza respiro. Ho rimandato indietro le lacrime, perché il 50% della decisione è dipeso da me.
Ci sono delle persone che non mi mancheranno e ci sono delle persone che mi mancheranno terribilmente. E., che tutti dicevano che era innamorato di me e su questo ci giocavamo molto. D., con cui nonostante le grosse litigate facevamo dei teatrini naturali alla Zelig. M., sempre arrabbiato con il mondo, e sempre per i fatti suoi. F., che anche se non condivido affatto la sua passione per la caccia, se potessi gli direi "lo sapevo". C., che nonostante sia così giovane e da poco con noi, ha voluto organizzare una cena vegetariana in mio onore, con tutti i ragazzi. A., che, una volta, quando mi ha fatto arrabbiare l'ho chiamato "bamboccio" e poi siamo scoppiati a ridere insieme. S., la persona con cui sono stata di più a contatto, e che nonostante il carattere davvero di "merda", sarà forse l'unica con cui resterò in contatto.
Forse dovrei preparare un discorso per domani, o forse no. Forse dovrei andarmene come se non fosse l'ultimo giorno, come se fosse davvero solo un fine settimana qualunque.
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