UNA VITA PER UN LAVORO
E’ una vita
che non scrivo più, che non scarico le mie ansie e la mia rabbia in questo
spazio troppo bianco.
E’ stato un
periodo duro, faticoso e a tratti pieno di angoscia. Non è che adesso vada
meglio, anzi.
La cosa
positiva è che il problema non è più lo stesso, quello che mi sta rovinando la
tranquillità adesso non è più il mio ex, ma il mio nuovo lavoro.
Questo non
significa che ora con lo stronzo vada meglio, che abbiamo trovato un punto d’incontro
e che andiamo finalmente d’accordo. Assolutamente no, questo sono quasi certa
che non accadrà mai.
Ormai sono
otto mesi che ho ripreso a lavorare e la mia vita privata se ne è andata a
farsi fottere. Sto fuori tutto il giorno, torno a casa alle sette di sera e l’unica
cosa che posso fare è cucinare, riordinare e mettere a letto mia figlia.
Ma questo
sarebbe niente, il peggio è che nei giorni in cui potrei stare con mia figlia,
come oggi che il Santo Padre ci ha concesso il ponte, lei non c’è, è con lo
stronzo da venerdì e non la vedrò fino a giovedì sera.
In più sono
esausta, torno a casa e mi porto dietro tutto lo stress del lavoro che non sono
riuscita a finire.
Io e la mia
collega ci prendiamo spesso cazziatoni, mi sento incompresa. Lavoro tantissimo,
non mi fermo quasi per la pausa pranzo e siccome mi sento io in difetto non mi
segno neanche gli straordinari.
Sono
arrivata al punto di sperare che non mi rinnovino il contratto.
Intanto
continuo a mandare curricula a desta e a manca, anche nei supermercati.
Preferisco andare a fare la cassiera piuttosto che rinunciare ad avere una vita
privata serena.
So che il
lavoro è sacro e che, nel mio caso, è anche una condizione indispensabile, non
avendo nessun altro su cui poter contare, ma non può e non deve compromettere
la mia tranquillità emotiva, che già tranquilla non era neanche prima.
Sono proprio
stanca, non ho più vent’anni e neanche trenta. Il tempo di decidere cosa fare
della mia vita è già passato e io ho deciso che non era la carriera il mio
obbiettivo. Certo, non posso dire che nella vita privata sono stata vincente,
ma ho una figlia ed è lei la mia priorità. Vorrei poterla seguire nei compiti,
vorrei poter giocare con lei e non doverle dire che ho sempre qualcos’altro da
fare.
Per adesso
vado avanti, stringo i denti e mi tappo le orecchie quando è necessario per
poter almeno arrivare alla fine di questo maledetto contratto. Intanto mi
guardo in giro, cerco altro e fantastico sulla possibilità di aprire un’attività
per conto mio.
Almeno non è
più lo stronzo il mio problema.
19 dicembre 2016 alle ore 14:22
il lavoro che dovrebbe nobilitarci..invece ci toglie la dignità...
31 dicembre 2016 alle ore 15:37
Già... A volte però penso che se ci fosse qualcuno al mio fianco con cui condividere queste fatiche e se potessi avere sempre con me mia figlia senza doverla dividere con suo padre, tutto questo mi peserebbe di meno...