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mercoledì 4 gennaio 2012

si ricomincia  


Sono passati due anni otto mesi e quattro giorni dall’ultimo giorno in cui ho lavorato otto ore.
Era il mio compleanno e mancava un mese alla nascita di Iaia. Le cose con il suo papà non andavano un gran che, io piangevo chiusa in bagno tutti i fine settimana. Non capivo perché mi trattasse con sufficienza, perché non fosse più affettuoso e mi rispondesse sempre male. Ero però sicura che mi amava, che io lo amavo e che le cose si sarebbero sistemate.

Oggi il mio contratto è tornato ad essere full-time.
Ieri mi sono preparata per affrontare al meglio questa giornata, anche se sarei dovuta andare a letto molto prima.
Ho preparato la borsa, ho fatto mettere le gomme da neve, perché il ghiaccio è ghiaccio e se mi succedesse qualcosa rischierei di venir soccorsa soltanto da un fagiano. Ho lavato i capelli e ho scelto con cura i vestiti da mettere, avevo tutto il tempo perché Iaia è in montagna. Ho visto un film, ho finalmente ripreso il libro che ho cominciato tanto tempo fa, ho messo due sveglie e ho cercato di dormire.
Questa mattina quando sono uscita, il cielo mi ha accolto con i suoi colori più belli, un arancione intensissimo quasi rosa, all’orizzonte le montagne innevate colpite dal sole hanno rischiato più volte di farmi andare fuori strada . Mi ero dimenticata di come fosse bello uscire la mattina presto, nonostante il freddo.
Il percorso che faccio per andare al lavoro mi rilassa sempre e poi ho ritrovato i programmi radiofonici con i loro conduttori che mi divertivano tanto.

La giornata è trascorsa bene, è incredibile quante cose si perdono dimezzando le ore di lavoro.
Il mio lavoro mi piace, le persone che mi circondano hanno una simpatia alla Zelig ed è proprio quello di cui in questo momento ho bisogno.
Sono tornata a casa e ho chiamato Iaia. Mi manca da morire e non l’avrei mai detto, anche se da sola è tutto più tranquillo, più lento.
Però non vedo l’ora che torni e di rituffarmi nel caos, nelle corse all’ultimo minuto, nella cucina, perché in questi giorni non ho fatto altro che mangiare schifezze pur di non cucinare.

Sabato mattina suo padre dovrà riportarmela e mi tufferò in un week-end tête-à-tête con lei: non ci saremo per nessuno.

What next?

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2 commenti: to “ si ricomincia

  • Eu
    5 gennaio 2012 alle ore 08:58  

    La parte la prima parte del post in cui racconti di lui e di come ti trattava mi fa salire il sangue al cervello. Ma il resto del post mi da l'idea di una donna che sì ha subito una botta, ma che sta cercando di rialzarsi. Questo è sinonimo di forza... non di debolezza.

  • shestoomuch
    5 gennaio 2012 alle ore 21:43  

    Lo spero, spero davvero tanto che la sensazione che le mie parole ti hanno dato rappresentino la realtà.
    Spero che questa sia veramente la volta buona, quella in cui la mia risalita sia definitiva e non seguita da un precipizio di cui non vedevo il fondo.
    Non so se sia forza, forse un po, però posso dirti che ho un gran timore per quello che mi riserverà il futuro.