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lunedì 31 dicembre 2012

31/12/2012  


Oggi è di nuovo l’ultimo giorno dell’anno. Un anno prevalentemente pieno di dolore, rabbia e tristezza, ma anche con una piccola luce in fondo al tunnel, una luce che pian piano sta acquistando un’ intensità sempre maggiore.
Ho chiuso lo scorso 31 dicembre cercando di non piangere davanti a mia mamma e questa sera pensavo di andarmene direttamente a letto ricordando la bellissima settimana passata con Iaia e scacciando la malinconia per dover stare senza di lei per un’altra settimana. Invece  mia mamma, forse preoccupata pensandomi da sola, ha insistito per andare da lei, ma la voglia di festeggiare proprio non ce l’ho.

Se ripenso a questi 12 mesi sono convinta di averne sprecati la maggior parte e di non aver vissuto la vita come meritava di essere vissuta. Non penso di aver mai pianto tanto in un anno, di aver provato tanto odio in tutta la mia vita. Quanto speco per chi non se lo merita.
La vita è breve, scorre senza che noi ce ne rendiamo conto, ma certe volte è difficile viverla al meglio.

Ho tanti desideri e tanta paura per l’anno che sta per iniziare.

Dovremo affrontare un ctu, e pensare che un’estranea deciderà cosa è meglio per mia figlia mi mette molta ansia. Non potrei vivere senza Iaia e vorrei poter vivere la quotidianità che ogni mamma ha con i propri figli. Non è giusto che per permettere a suo padre di vivere con la sua amante, o nuova compagna (anche se di appellativi ce ne sarebbero di più appropriati), io debba rinunciare a vivere tutti i giorni con mia figlia. Mi verrebbe da dire oltre al danno la beffa..

Vorrei ricominciare a vivere e non a sopravvivere. Vorrei svegliarmi un giorno e dire ok adesso sono di nuovo serena e felice. Vorrei poter credere che certe cicatrici dopo un po’ non facciano più male e non si vedano neanche più. Vorrei capire come sono veramente, perché mi sento come se negli ultimi anni mi avessero  lobotomizzata, come se non avessi ragionato con la mia testa, altrimenti mi sarei accorta di quello che stava succedendo, di aver detto sempre si senza esserne  convinta
.
Vorrei un po’ di fortuna e perché no anche di soldi che non danno la felicità ma senza non si va da nessuna parte.

Buon anno

mercoledì 12 dicembre 2012

pensieri di solitudine  


Questa sera, rientrando a casa, ha iniziato a girare nella mia testa una delle mie canzoni preferite. Così ho preso il telefonino, ho cercato “Father and Son” e, come faccio spesso, ho iniziato a sentirla a ripetizione mentre mi lavavo i capelli.
Poi mi sono trovata di fronte allo specchio e mentre pettinavo i capelli ho iniziato a muovermi a ritmo di questa canzone e d’improvviso mi è venuta in mente una scena del passato.
Tantissimi anni fa, a casa di mio papà e della sua compagna, oggi moglie. Eravamo in cucina con i miei fratelli. Avrò avuto 12 anni, forse meno. Era quasi ora di cena e la compagna di mio padre stava cucinando. Ad un certo punto mio papà ha messo su un disco, si è avvicinato a lei e hanno iniziato a ballare.
Io ho provato gelosia perché avrei voluto mia mamma tra le braccia di mio papà, ma anche un senso di amore, di affetto, a cui non ero abituata. E’ stato strano ed è durato un attimo, poi tutto è passato fino a tornare questa sera, su queste note che stanno facendo da sottofondo anche in questo momento.
Io, mentre sentivo Father and Son e mi pettinavo i capelli ballando e ricordando mio papà e quella sera lontana, ho desiderato, chiudendo gli occhi, che qualcuno entrasse nella stanza, mi cingesse la vita e mi facesse ballare.
Ed è tornata un po’ di tristezza.

mercoledì 14 novembre 2012

dubbi  

Vorrei avere con me un oracolo che potesse dare una risposta a questa domanda:
ma io mi sento bene perché in questi ultimi anni ho sofferto troppo o davvero il peggio è passato e da adesso in poi il buio non tornerà più a trovarmi d'improvviso?

domenica 4 novembre 2012

la fine di un lungo dolore  


Ho pensato molto prima di riaprire questa pagina e ricominciare a scrivere. Prima di riversare nuovamente i miei stati d’animo in questo luogo pubblico.
Sono successe molte cose in questi mesi.

 Ho “finalmente” toccato il fondo, quello vero, e sono riuscita a rialzarmi grazie a delle persone che silenziosamente mi sono state vicine. Finalmente la macchia nera che appesantiva il mio cuore ha cominciato a diminuire di intensità facendomi respirare come non succedeva da anni.

Poi, visto che non volevamo farci mancare niente e c’è chi invece voleva dimostrarmi di poter fare ancora più schifo di quello che aveva già fatto, “abbiamo deciso” di provare l’ebbrezza di un ctu.

Ho fatto ricorso per modificare le condizioni di visita di Iaia, perché dalla teoria alla pratica c’è un’enorme differenza e per una bambina di tre anni non va bene fare un giorno da una parte e un giorno dall’altra. Pensavo che con l'aiuto di un giudice avremmo trovato un accordo, e invece lui cosa ha fatto? Ha depositato 12 pagine di squallore. Registrazioni telefoniche che risalgono a più di due anni fa. Foto risalenti allo stesso periodo di lui che cucina o che stira. Tutto per dimostrare che lui è più idoneo per avere l’affidamento.
Mentre io piangevo tutti i giorni perché lui mi stava lasciando e speravo che l’amore per la sua famiglia fosse più forte di quello per la sua ex collega, lui tramava e fabbricava prove contro di me.

Quando ho letto tutto quello che aveva fatto, mi è venuto da vomitare. Possibile che la persona che ho amato per quasi vent’anni fosse capace di tutto questo? Come ho fatto a non accorgermene?
Ma la cosa che mi lascia senza spiegazioni è che non riesco a provare rabbia, anzi tutta quella che avevo non c’è più. Mi sento come se i miei sentimenti si fossero azzerati. Io credo che dovrei odiarlo per aver scritto che volevo che Iaia morisse, o per avermi accusata di non prendermi cura di mia figlia o ancora per aver registrato le nostre telefonate sperando di dimostrare chissà cosa.
Eppure non è così, non provo rabbia, ma solo tanta pena. Pena perché è una persona molto piccola, che non sarà mai capace di amare nessuno in modo sano.

Infine vorrei scrivere un’ultima cosa, che è anche il motivo del mio lungo silenzio.
Ho la quasi certezza che lui, grazie al suo caro amico hacker, sia riuscito a scoprire questo mio blog.
Ora se i miei sospetti sono fondati vorrei dirti solo questo:
credo che tu mi abbia fatto un grande regalo. Grazie alle 12 pagine di squallore che hai depositato in tribunale mi hai fatto finalmente capire che non sono io ad aver perso qualcosa di unico e insostituibile, ma sei tu che lo hai perso.

Oggi l’unica cosa a cui voglio pensare è come affrontare al meglio il ctu. Ma sono sicura che l’amore per mia figlia è un amore vero, è l’unico giusto amore che una madre può provare per la propria figlia.

Dopo tre anni e tre mesi anche io sono riuscita a venirne fuori.

giovedì 26 luglio 2012

CATTOLICA  

Cattolica è tutta un’altra storia. La decisione l’ho presa giovedì sera quando le mie mani, non seguendo il mio cervello hanno girato il volante facendomi prendere la direzione della stazione. Ho fatto il biglietto sentendomi in colpa perché a Lucca dovevo andare con un’amica, dovevamo fare il viaggio insieme. In più c’era lo sciopero dei treni che mi ha fatto frenare, poi non c’era più, poi c’era poi non c’era, insomma io il biglietto l’ho fatto e che dio me la mandi buona. Beh lo sciopero c’era, ma il mio regionale da Bologna è passato lo stesso, e meno male.

La mia amica è riuscita a procurarmi un biglietto all’ultimo minuto e ben in quarta fila: che straculo! L’hotel l’abbiamo, o meglio le mie amiche l’hanno individuato, anche in questo caso grazie a una botta di culo: un quattro stelle? Si, proprio di fronte al mare di Rimini, e diciamolo, era il Le Meridien. Purtroppo però per questo giro c’era yasmin, la moglie di Simon e si sa, quando c’è lei Simon è un’altra persona! Comunque abbiamo parlato con Nick e Roger, gentilissimi sebbene mancasse mezz’ora al concerto e dovesseroo andare a Cattolica: ecco perché i concerti iniziano in ritardo!

Il concerto è stato spettacolare, per me unico perché per la prima volta mi sono trovata, non so come davanti al palco, davanti a tutti. E per questo devo ringraziare chi dal fondo della platea ha deciso che non era giusto che fossero così indietro e quindi si sono messi a correre per raggiungere il palco. Io sono rimasta a guardare a bocca aperta. Mi ricordavo di Verona e di come ci avevano rimandato al posto quando ci siamo spostate nel corridoio. Ero sicura che li avrebbero rimandati indietro, ma quando ho realizzato che era impossibile mi sono alzata anch’io e ho corso.
Mi sono trovata davanti a John e mi è sembrato di essere l’unica a quel concerto. Non c’era nessuno dietro e di fianco a me: era solo per me.  Ero così vicina da vedere la macchia di unto sui pantaloni di John.
C’è stato uno scambio di sguardi e sorrisi e ad un certo punto ho sbagliato la strofa di una canzone e John mi ha presa in giro con un sorriso ironico. Poi qualcuno mi ha detto: ma ti sei resa conto che John continua a sorriderti? Nooooooo, siamo in tanti. No no, ce l’ha proprio con te.
Si, è vero che molti sorrisi sono stati fatti anche ad alcune ragazze in prima fila, ma quelli erano solo per me.

Anche con Dom ci sono stati scambi di sorrisi, certo dopo la figuraccia che avevo fatto con lui due ore prima in spiaggia. Ci siamo incrociati, mi ha guardata sorridendo, aveva capito che ero lì per loro mi stava per salutare, ma io che ero al telefono sono andata avanti facendo finta di non sapere chi fosse. Che idiota imbecille! E meno male che il mio ex non ha risposto! Anche se dirgli: sai sono in spiaggia con i Duran Duran, non avrebbe avuto prezzo!

Sguardi dolci anche con Simon, che questa volta mi ha riconosciuta (no alcohol…). E’ incredibile, ma da quando ci siamo parlati per la prima volta ogni volta che riesco a incontrarlo mi riconosce, anche a distanza di anni.
A Cattolica c’è stata secondo me la presentazione più bella, ma la ragazza aveva capito che Simon l’aveva scelta qualche minuto prima facendole l’occhiolino, così si era preparata.

E poi… e poi è arrivata la fine, i saluti, quelli veri. Io ho capito che il mio sogno era finito, quello che avevo desiderato con la consapevolezza che poteva non succedere mai stava svanendo. Allora, inconsapevolmente ho cominciato a dire: no, no ,no, con la faccia più sconsolata che poteva uscirmi. E Simon che sembrava non voler andarsene dal palco mi ha vista e credo che abbia capito quanto sono importanti per noi. Noi che abbiamo tanti problemi come tutti, ma che grazie a questa passione riusciamo per un breve istante a dimenticare tutto, a vivere un’altra vita dove i problemi non esistono più.

Forse è stato tutto un sogno, forse mi sono fatta solo un bellissimo film, ma è il mio ricordo e nessuno riuscirà a togliermelo, mai.




non andare via

John e Dom









Dom che piacevole sorpresa
la prima foto
Nick
Simon
Simon e John
Anna e Simon
John e Dom
you' re sexy

 
mi guardi?

mercoledì 25 luglio 2012

verona  

 Domenica scorsa sono scesa dal treno con la sensazione di essere stata via una vita: erano trascorsi solo tre giorni. Questo è quello che ho vissuto.

E’ stato il tour delle decisioni prese all’ultimo minuto, colte da un’irrefrenabile passione: il tour del cavolo che sfortuna e cavolo che “culo”.
Dovevo fare solo due date, Verona e Lucca, ma vedere il primo concerto mi ha fatto passare due giorni a ripetermi tormentandomi: vado a Cattolica, non vado a Cattolica. Ha prevalso il vado a Cattolica, anche grazie a un diavoletto tentatore: la mia amica che abita da quelle parti.

A Verona l’hotel dove alloggiavano era troppo distante e così lì se li sono goduti gli altri fan.
Al concerto tenuto all’ Arena ero in platea, ma troppo lontana e in una zona in cui appena ci alzavamo ci dicevano di stare seduti. Bellissimo concerto in cui Simon si è dato molto di più rispetto agli altri. Poi ho scoperto il perché!
Bella la scelta delle canzoni, ma l’acustica in platea non è il massimo, la volta scorsa sulle gradinate era molto meglio. C’era molta gente e a me  l’Arena è sembrata quasi piena. Hanno cantato diverse canzoni nuove e naturalmente i successi degli anni 80.
Alla fine mi sono persa il bis per andare a cercare il punto da cui sarebbero usciti. Ho trovato un ragazzo del backstage che mi ha detto che probabilmente  sarebbero usciti da li e che erano arrivati già ubriachi.
Quando sono usciti tutti mi sono trovata proprio davanti alla transenna. Dopo un po’ Simon è uscito da un cancello, ci ha guardato ha fatto un passo verso di noi e si è fermato. Ho pensato: non può venire da noi siamo troppi, stiamo facendo troppo casino e poi ci divide solo una transenna.
A quel passo ne sono seguiti altri. Ha salutato dando a tutti la mano, non ha detto una parola, aveva un’espressione un po’ inebetita. E’ arrivato da me mi ha dato la mano, ci siamo guardati per qualche secondo, ma ho notato subito che il suo sguardo mi trapassava, non mi vedeva. Direi proprio che aveva esagerato con qualche bicchiere di troppo, era come se non vedesse le persone che aveva davanti. Mettergli un frigo pieno di bottiglie di vino in camera non è stata una buona idea!

Bello, bello come mai nessuno. Bello anche con la barba da orso, anche quando fa le facce buffe e a volte sembra Enrico Beruschi. Non smetterò mai di dirlo, Simon ha fascino da vendere nonostante invecchi, nonostante non sia sempre in forma perfetta, nonostante certe scelte. Lui è Simon, Simon Le Bon, il più bono del pianeta terra, come l’ha presentato a Lucca una ragazza, Francesca, che mannaggia a te che gran c…. fortuna: te lo sei baciato sulla bocca. Hai fatto bene, ma non dovevi farlo andare via.

E questa era Verona, appena possibile racconterò anche Cattolica  e Lucca.


in giro per Verona














ingresso platea












tanta gente












Simon...












Simon troppo lontano












almeno mi sono sentita all'altezza


domenica 22 luglio 2012

sogno di tre notti di mezza estate: il tour dei duran duran  



Sono tornata dal mio tour duraniano proprio questa sera. Sono tornata fisicamente provata, mentalmente frastornata, emotivamente segnata.
Ho assistito a tre concerti splendidi, di cui uno che rimarrà per sempre impresso nella mia mente.
Vorrei scrivere tutte le emozioni che provo in questo momento, per fissarle e non lasciarle andare via, ma sono davvero distrutta. Ho dormito pochissimo e in posti impensabili e faccio molta fatica a scrivere senza commettere errori clamorosi!
E’ stato tutto meraviglioso, come doveva e poteva essere. Adesso però è il momento del senso di vuoto, di perdita di qualcosa di importante. Quella sensazione “struggente” che segue sempre la fine delle cose belle e aspettate da troppi anni.

venerdì 13 luglio 2012

DURAN DURAN ITALIAN TOUR  

E finalmente è arrivato il giorno in cui i pensieri dolorosi devono essere lasciati fuori dalla porta. Il giorno in cui si ritorna giovani e stupidi e anche un po’ adolescenti. Il giorno in cui qualcuno ci guarderà e ci dirà: “ ma si può alla loro età …?
E’ arrivato il momento dell’Italia, quella dei duraniani  in eterna attesa. Si perché noi  già dal 21 luglio, chiusura del tour italiano, ci rimetteremo di nuovo, pazientemente, in fila ad aspettare un nuovo album, un nuovo tour.
I Duran Duran arriveranno da noi venerdì 16 luglio e queste saranno le nostre date:
16/07  Verona
18/7 Roma
20/7 Cattolica
21/7 Lucca
Ci stiamo preparando, abbiamo organizzato, prenotato. Rivedrò amiche che non vedo da tanto, ma che sento spesso. Sarà una festa, una grande festa e comincio già ad assaporarne l’atmosfera .
Sarà  però comunque diverso. E’’ il mio primo tour  da mamma e già sento la mancanza di Iaia.
Purtroppo poi si aggiunge il fatto che lei il 21 partirà per il mare e quindi in queste due settimane la vedrò davvero poco.   Da una parte la vita da separata mi permette di vivere in piena liberta questa mia passione, dall’altra mi impedisce di godermi appieno la mia bimba,. Ogni medaglia ha i suoi due versi  e mai che siano belli tutti e due.
Certo che se mi chiedessero di scegliere tra il riavere la mia famiglia o il seguire il tour, al 100% sceglierei la mia famiglia. Ed è questo peso che non riuscirò comunque a togliermi dal cuore. E lui non lo ha mai capito.

giovedì 5 luglio 2012

vacanze 2012:rimini  


Allora, anche queste prime vacanze estive sono finite. Si, prime perché, a volte, gli effetti collaterali di una separazione sono che i figli si fanno quattro viaggi. Infatti Iaia è stata con me al mare, tra due settimane partirà per la Sardegna con il suo papà e poi si farà una settimana in montagna con me e una con suo padre.

Comunque la nostra vacanza a Rimini è passata, meglio di come me l’aspettavo visto l’inizio.
Due giorni prima di partire infatti mia mamma mi ha detto: “sabato sera devo uscire a cena con i miei (ex) colleghi, non ho potuto dire di no”. Io ingenuamente le ho risposto: “ma veramente siamo al mare!” Evidentemente non eravamo i soli. “Tua mamma ha una vita sociale migliore della tua” è stato il commento di qualcuno.

Nonostante questo ci siamo divertiti molto. Assolutamente meglio rispetto l’anno scorso, non so se perché Iaia sia più grande o se perché sto meno male. Non è (quasi mai) stato pesante stare con lei, abbiamo fatto il bagno due volte al giorno e lei ha fatto amicizia con diversi bambini.
L’hotel, il Lotus è un bel tre stelle, con bagno piccolo ma con sanitari nuovi. La piscina è perfetta, il cibo un po’ meno, ma io sono vegetariana quindi il mio problema è che non mi hanno dato alternative: pasta al pomodoro e formaggio quasi tutti i giorni. Se penso invece alla cura della cucina che avevano l’anno scorso all’hotel del bambino… Mi proponevano piatti vegetariani mai sentiti! In compenso ho fatto delle colazioni che neanche un re.

Il mare era molto pulito i primi giorni, e poi finalmente c’era la sabbia, Iaia ci ha giocato molto come dimostrano le foto.





Rimini invece l’ho vista solo in taxi, stazione-hotel, hotel-stazione. Infatti gli orari di Iaia non hanno consentito fuori programma: sveglia alle 9, colazione di un’ora, mare alle 11 ( si è fatta tutti i bar del tragitto, uno al giorno, per fare la cacca), pranzo in hotel, gioco sui gonfiabili nel giardino dell’hotel o nanna, risveglio alle 17:30, piscina, cena, e gioco/animazione. Volevo comprarmi un costume, non ci sono riuscita.

Il viaggio in treno è stata la scelta migliore, a parte la maledetta tratta Milano-Torino. Iaia ha corso tutto il tempo correndo in corridoio insieme a Davide, un altro bimbo incontrato durante il viaggio.

Il tempo è trascorso così velocemente, senza pensieri. Solo una sera sono tornati gli incubi, ma hanno lasciato subito il posto al sonno.

Tra una decina di giorni ci saranno i concerti dei Duran Duran e devo dire che i problemi vocali di Simon, che gli hanno impedito i concerti l’anno scorso, per me sono stati una fortuna. Sono più serena, la voglia di divertirmi che l’anno scorso assolutamente non c’era, adesso c’è. Mi faccio due date, anche se me le farei tutte. Andrò a Verona e a Lucca e speriamo di poterli rincontrare,  anche se, sempre qualcuno dice: “  tanto scommetto che se Simon “un po’ alticcio” ti chiedesse di salire in camera con lui, gli diresti di no!”. Maybe

martedì 3 luglio 2012

PRIORITA'  

Vorrei postare il racconto della nostra bellissima vacanza. Fissare i ricordi quando sono ancora freschi, ma questo è quello che ne rimane

e giuro che ne ho già stirati due volte tanto e non si vedono ma ce ne sono altri. Devo approfittare del fatto che Iaia questa notte è dal suo papà, ma riuscirò ad andare a letto prima che suoni la sveglia.

venerdì 22 giugno 2012

Sono giorni caotici, dove c’è sempre qualcosa da fare e appena ne ho terminata una se ne aggiungono altre tre nuove. In tutto questo cerco di organizzare almeno  il necessario per le nostre vacanze. Sì, perché domani, se riesco a preparare almeno la valigia, io Iaia e la nonna, andiamo a Rimini. Sarà un’avventura, andiamo in treno e resteremo per una settimana.
Ho fatto un po’ di fatica per scegliere l’hotel, ma alla fine ho deciso per il primo che avevo trovato. Non è una struttura nuova, ma ha molti servizi per i bimbi. Speriamo in bene.
Devo ancora stirare, preparare la valigia, mia e di Iaia, svuotare il frigo, portare giù la spazzatura, preparare i toast e sicuramente fare qualcos’altro che mi verrà in mente all’ultimo minuto. Lo stress finale prima del riposo. Ma poi sarà davvero riposo?

domenica 17 giugno 2012

PAREGGIO  

va bene, o forse non tanto, ma oggi c'è stato il pareggio. Solo ieri gioivo per il mio primo punto e oggi, quasi come una delle ultime partite dell'Italia, è arrivato l'uno a uno. La mia difesa si è come dire distratta, diciamo così...

Intanto oggi mi sono anche ustionata durante la recita delle mie nipotine. Tutto il pomeriggio sotto il sole, ma non potevano farla in un posto con un po' d'ombra? Adesso sono rossa come un peperone e brucio come un pollo allo spiedo.

sabato 16 giugno 2012

congratulations  



Oggi, nonostante abbia avuto più volte l'occasione di passare davanti a casa sua per vedere se era a casa o se lei era a casa sua, non l'ho fatto. Ho fatto altre strade.
Non che la voglia non mi sia venuta, ma non l'ho fatto. Questo è il mio primo punto, il mio primo gradino.
E mi sento un po' meglio.

giovedì 14 giugno 2012

LA VOCE DEL TERREMOTO  



Abito in una zona che, a detta degli esperti, non è a rischio sismico. Di scosse ne abbiamo avute anche noi, ma solo di riflesso ad epicentri relativamente vicini. Scosse di due o tre secondi, fortunatamente neanche il tempo per avere paura. Le volte che è successo non me ne sono quasi mai accorta.

Il 19 maggio scorso sono stata a Mantova per visitare la città, per fuggire da incontri sgradevoli e dolorosi.
Quello che sto per descrivere sono la mia esperienza, le mie sensazioni e la mia paura di quella notte tra il 19 e il 20 di maggio.

Sono rimasta con gli occhi chiusi, non ero ancora del tutto sveglia, era quasi un sogno. C’era un rumore strano, mi sentivo sballottata e la prima cosa che ho pensato è stata “ mi sono addormentata sul treno, ma dove sto andando?”. Poi ho realizzato di non essere su un treno, ma nel mio letto che stava andando avanti e indietro sempre più forte e ho capito: il terremoto. Ho iniziato a preoccuparmi perché non smetteva ma aumentava accompagnato da quel rumore sordo. Ho pensato che fossimo noi l’epicentro e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata Iaia: “Devo prenderla e scappare fuori”. Ma continuavo a restare nel letto con gli occhi chiusi, perché quando ti capita di essere svegliata nel cuore della notte ci vuole un po’ prima di capire che non stai sognando.
Ero convinta di essere a casa mia e quindi di avere il lettino di Iaia di fianco, ma non ne avevo la percezione. Sentivo che non c’era. Allora ho pensato che fosse nel lettone insieme a me e che quindi dovevo prenderla subito, ma non la sentivo vicino. Intanto restavo ferma come se non fosse vero, fino a quando finalmente mi sono resa conto di essere a Mantova e che dovevo pensare a mia mamma perché ero con lei. Solo allora ci siamo alzate di scatto sempre accompagnate da questo rumore cupo, quasi il verso di un mostro che ti avvisa che sta arrivando.
Mi sono infilata le ciabatte e sono corsa fuori dalla stanza, ma ormai era già passato. Erano le 4:08.

Ho sempre pensato che in occasioni del genere la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata prendere il cellulare il portafogli. Invece ho messo solo le ciabatte. Ho capito che se sei sorpresa da un terremoto di notte, o sei già sveglia e riesci a scappare subito o se la casa crolla tu ci resti dentro. Quando capisci dove sei e cosa devi fare è già troppo tardi. Il terremoto non ti lascia il tempo.

Ho scoperto che il terremoto ha una voce. Pensavo fosse solo una mia sensazione, invece ho letto di altre persone che l’hanno sentita. Non so cos’è, se è la terra ad urlare, ma è proprio un suono strano, sordo, quasi trattenuto. E di notte fa paura.

Il terremoto ti terrorizza, non solo quando ci sei in mezzo, ma anche dopo. Io quella notte non ho più dormito, ho sentito anche la seconda scossa e se devo essere sincera ancora adesso quando vado a letto o quando sono seduta, se ci penso, sento la terra tremare. So che è una sensazione, che non è vero e che passerà, ma la paura che ho provato quella notte mi resterà dentro per sempre insieme alla tristezza per le persone che ne sono rimaste coinvolte.

martedì 12 giugno 2012

sospesa  

Oggi mi sento un po' così, sospesa tra il mio amico baratro e la luce che sinceramente faccio ancora molta fatica ad individuare.
Indecisa, confusa, strana, come direbbe Iaia un po' vuota e un po' piena.
Non ho voglia di fare molto, ma non vedo l'ora di giocare con la mia bimba che non vedo da ieri mattina.
Questi turni mi permetto di prendere delle voloci boccate d'aria, ma mi tengono troppo lontana da lei. Come il prossimo week end.
Per fortuna venerdì pomeriggio sono a casa per andare con lei alla festa del nido. Dall'anno prossimo passerà alla scuola materna. Sta diventando grande...

Sabato ho deciso che farò la turista a Milano. Così cerco musei da visitare, posti in cui andare e perchè no, visto che sono già iniziati i saldi, mi concederò un po' di sano shopping. Almeno non rischierò di fare brutti incontri.

mercoledì 6 giugno 2012

buon compleanno amore mio  



Tre anni fa esattamente alle 11:08 nasceva Iaia, mia figlia. Ancora adesso mi fa effetto scrivere “mia figlia”, ma tre anni fa oggi cominciava la mia avventura di mamma. Tre anni fa, sebbene impaurita, sapevo come sarebbe stato il nostro futuro, la nostra famiglia. Ero sicura che saremmo stati una famiglia invidiabile, felice, serena. Ero convinta che la nostra vita sarebbe stata fatta di fine settimana al mare, in montagna, di abbracci a tre, di cene piene di risate, di amore infinito per tutti.

Oggi la mia famiglia siamo io e lei e anche se ancora adesso sono una confusione di sensazioni contrastanti, ho la certezza che lei ha bisogno di me e che io ci sarò per sempre.
Non sarò mai una mamma perfetta e forse non mi avvicinerò neanche a quell’idea, ma mi impegnerò e cercherò di renderla orgogliosa della sua mamma. Ed è proprio per questo che sto combattendo per superare al più presto questo periodo difficile. Perché solo ritrovando me stessa riuscirò ad essere una buona madre per lei.

Cercherò di proteggerla, di sostenerla, di consigliarla, di viaggiare al suo fianco fino a quando vorrà e ne avrà bisogno. Cercherò di essere decisa quando sarà necessario e dolce e affettuosa quando sarà triste. Cercherò di insegnarle a vivere seguendo le mie esperienze, di renderla forte e indipendente e cercherò di accettare le sue scelte e di parlare e confrontarmi con lei sempre.

Sono passati tre anni, mi sembra così grande. Mi sorprende con le sue domande dettate dalla situazione difficile che sta vivendo. La guardo e mi sembra impossibile che era uno scricciolo di 49 centimetri e di soli due kg e mezzo. E’ bella, bella e simpatica come solo un figlio riesce ad essere. E mi dice che mi vuole bene e mi abbraccia stringendomi forte forte, come una volta faceva il suo papà…

Tanti auguri mia piccola ma grande Margherita.

venerdì 18 maggio 2012

In queste settimane ho pianto tanto, troppo. Ho pianto con mia mamma, ho pianto sulle scale con una mia vicina, ho pianto con mia sorella, ho pianto al telefono con mio padre. Ho pianto fuori da un cimitero con una collega, ho pianto in un supermercato con una vecchia amica della nostra vecchia compagnia, ho pianto per un’ora intera davanti ad una psicologa perplessa che alla fine mi ha detto che riprendere a fumare dopo 12 anni dall’aver smesso sarebbe stato il male minore. Ho pianto da sola in bagno, in cucina, sul letto e sul divano, ho pianto in macchina e ho pianto, svegliandomi senza motivo alle quattro di notte. Ho dormito e mangiato poco perdendo quattro chili, ma questo ha avuto il suo risvolto positivo.

Ho scoperto che quando non ti tieni tutto dentro hai un vantaggio: non resti più sola. Ci sono tante persone che mi stanno vicine. Ho saputo che tutti i nostri amici ci sono rimasti male per quello che lui mi ha fatto, e che lui ha avuto una brutta discussione con il suo migliore amico perché ha cercato di fargli capire che stava sbagliando. E’ rimasto da solo, si è isolato da tutti, e questo mi ha fatto capire che è proprio innamorato di lei.

Questo è stato in assoluto il periodo più brutto della mia vita. Questi tre anni sono stati una lenta presa di coscienza della realtà e quando alla fine questa realtà mi è piombata addosso, mi sono sentita come se fossi precipitata in burrone rompendomi tutte le ossa. Adesso devo capire come guarire e rimettermi in piedi per poter cominciare la risalita.
La strada sarà molto lunga e so che piangerò ancora e che non sarò mai più quella di una volta, ma questo per certi aspetti può essere anche un bene.

Per adesso ho deciso di non restare chiusa in casa nei miei week end senza Iaia. Domani parto per Mantova e mi passo un fine settimana da turista sperando di ritornare a casa stando un pochino meglio.

martedì 8 maggio 2012

Sono giorni no, giorni in cui mi lascio trascinare dal tempo. Giorni in cui vorrei solo piangere, ma tante volte devo trattenere le lacrime. Giorni in cui leggo i commenti che mi lasciate e vorrei rispondere, vorrei venire a trovarvi nei vostri blog, ma non ne ho le forze.

Vado a letto la sera e cerco di credere che è un giorno in meno di dolore. Non riesco a dormire e quando finalmente crollo, basta il più piccolo rumore per risvegliarmi e ricomincia tutto da capo.

Mi alzo la mattina priva di volontà, guido, penso e mi sforzo di non arrivare sul lavoro con gli occhi gonfi.

Non ho più voglia di mangiare, di giocare con Iaia di pensare a cosa fare. Faccio delle cose di cui mi pento l’istante dopo averle fatte o dette. Faccio del male a me e agli altri e me ne rendo conto. Cerco di non stare da sola e scoppio a piangere davanti alle mie nipoti quando mia sorella mi dice che è una ruota che gira. A me non sembra proprio.

Piango, piango e piango. Provo un forte dolore che a volte mi toglie il respiro e mi fa battere il cuore più forte. E’ il periodo più triste della mia vita e non so come venirne fuori. Mi dicono che devo farmene una ragione. Ma io non riesco a vederne di ragione. E provo sconforto pensando che è già passato troppo tempo per stare così male.

Cerco case in affitto lontano da qui, soluzioni per farcela da sola. Comincio una battaglia impossibile per cambiare le condizioni di separazione in modo che possa lasciare il mio paese. E anche questo mi fa soffrire perché non vorrei abbandonare il posto in cui sono nata, ma so che sarebbe peggio incrociare loro due abbracciati insieme.

Mi aggrappo alla speranza dell’appuntamento di domani, sperando che ci sia qualcuno che riesca a convincermi che ce la posso fare. Che anche questa fase è normale, che passerà. Ma in realtà non ci credo per niente.

Vorrei dirvi, se passate ancora da qui, che poter scrivere e leggere i vostri commenti, sentire che c’è qualcuno, che pur non conoscendomi, cerca di consolarmi, in qualche modo mi aiuta ad arrivare a sera. Vorrei che non pensaste che sono maleducata perché non vi rispondo, vorrei ringraziarvi perché in tutto questo tempo avete cercato di aiutarmi.
Forse andrà meglio e allora passerò a ringraziarvi per l’aiuto che inconsapevolmente mi avete dato.

Adesso però non riesco a fare altro che lasciarmi andare al mio dolore.

domenica 6 maggio 2012

oggi  

Oggi lei è qui, nel mio paese. Ho visto i suoi figli in bicicletta nel parchetto vicino casa della mia ex suocera. Ho visto la sua macchina parcheggiata a casa sua.

Sono tre giorni che piango e non capisco perché, proprio ora che pensavo di stare meglio, sono tornata indietro di un anno.

Perché loro possono andare in giro per il mio paese incuranti del male che potrebbero farmi? Perché loro che hanno provocato tanto dolore a più persone, adesso sono in giro sorridenti e felici mentre io sono chiusa in casa a piangere? Dov'è la giustizia in tutto questo?

venerdì 4 maggio 2012

fuggire  

Vorrei andarmene, partire, scappare il più lontano possibile. Fare la valigia, solo con le cose essenziali e prendere un treno, un aereo e riprovare a vivere e a respirare in un posto nuovo. Un posto senza ricordi senza possibilità di incontri.

Vorrei poter trovare un lavoro degno di essere chiamato lavoro, vorrei conoscere colleghi nuovi che non mi riportino al passato.

Vorrei con tutte le mie forze lasciare la mia città, morire e rinascere. Vorrei non rischiare di fare incontri che potrebbero distruggermi di dover ricevere notizie che potrebbero farmi definitivamente crollare.

Vorrei, ma non posso. Perché lui non me l’ha permesso. Perché lui per puro egoismo, prima di lasciarmi mi ha convinta a fare un figlio. E adesso, la mia bambina, che è l’unica ragione della mia vita, mi tiene legata a questo posto, a lui.

Sto attraversando la fase più dolorosa, che contrariamente a quello che pensavo, non è la caduta libera e neanche la botta che ricevi quando raggiungi il fondo del tuo precipizio, ma è l’inizio della risalita. Quando la rabbia fa spazio alla consapevolezza, quando i tuoi occhi si riaprono e purtroppo riescono a vedere quello che sarà il futuro. Quando finalmente riesci a rispondere alla domanda che ti eri fatta all’inizio. E la risposta non ti piace per niente.

Qualche giorno fa ho scoperto che la persona per cui mi ha lasciato, si è trasferita nella nostra città (chissà da quanto), a più di 300 km da dove viveva. Io non penso che potrei reagire con indifferenza quando mi capiterà di vederli mano nella mano, o quando mi dirà che andranno a convivere o peggio ancora quando la metterà incinta. Io non voglio, ma ho la sensazione che qualcosa stia già accadendo. E io non so cosa fare…

lunedì 30 aprile 2012

buon compleanno  

Oggi è il mio compleanno e, questa sera, per la prima volta da ormai tre anni uscirò con delle amiche per festeggiare. Certo l’umore non è ancora quello giusto, sono stanca, triste e molto arrabbiata, ma forse questo è un passo avanti, un grande passo verso la risalita. Poi domani ci sarà la vera festa con Iaia, le cuginette, la nonna e gli zii, tutto in famiglia. In queste settimane non ho fatto niente di quello che avevo detto, ma ho cercato di stare più che potevo con Iaia, io e lei sole, ma anche io lei e altre amichette con cui farla giocare. Questo perché il suo papà gioca a fare la famiglia allargata felice: lui, quella che una volta era la sua amante, ma adesso è alla luce del sole la nuova (vecchia, più di me di sicuro) zocc… ehm compagna e i suoi tre figli. Vanno allo zoo, a mangiare la pizza, a fare grigliate ecc. ecc. Era logico che Iaia si divertisse di più con loro che sempre da sola con me. Comunque non volevo scrivere ancora di quel deficiente, spreco ancora troppo tempo per lui. Oggi vorrei stare tranquilla, sono a casa dal lavoro, Iaia è con me fino a questa sera, adesso dorme, poi giocheremo ancora insieme ai tre porcellini e i lupetti e alla fine mi preparerò per la mia prima serata da single. Mi sono chiesta: cosa mi metto? Il mio armadio non è molto fornito e da quando ho messo su quattro chili da stress non mi vedo con niente. Opterò per i soliti jeans e una maglietta, tanto dovrà essere una serata tranquilla in cui collasserò dal sonno verso le 23:30. La foto che ho messo rappresenta perfettamente la torta che mi sono fatta fare per domani. E adesso a stirare e poi, se avanza tempo, continuerò il progetto del mio nuovo bracciale. Una fascia con al centro "ricamate" le 2 D dei Duran Duran, da sfoggiare ai concerti di questa estate. Questo hobby mi appassiona proprio. ps: sarà difficile abituarsi a questa nuova impaginazione... Il mio vecchio browser non mi permetteva neanche di vederla!

sabato 7 aprile 2012

Qualche giorno fa, mentre tornavo dal lavoro, il pezzo anteriore della marmitta della mia macchina si è staccato lasciandomi a piedi nel bel mezzo del niente. Se mi fosse successo tre anni fa, sarei andata nel panico e la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata telefonare all’allora mio marito per chiedere aiuto. Quel giorno invece sono riuscita a cavarmela da sola.
Qualche giorno dopo, sempre tornando dal lavoro, ho deciso di andare in un negozio in cui non ero mai stata per cercare qualcosa per il mio nuovo hobby . Mi sono persa dentro ad un paesino e stranamente sono restata calma. Ho girato per il paesino per un po’ fino a che non ho ritrovato la tangenziale. Se fosse successo tre anni fa mi sarei fermata e avrei chiamato sempre lui per farmi venire a prendere, o meglio non ci sarei mai andata da sola, ma avrei aspettato un sabato per andare con lui.

Tutto questo mi ha fatto riflettere, mi ha dato fiducia. Mi sono sentita più forte.
Ho avuto la sensazione di essere giunta finalmente alla fine del mio precipizio, di avere sì le ossa rotte, ma di essere in grado di rialzarmi per capire come uscirne.

Poi però ieri a casa della mia ex suocera, dove ora vive anche lui, è bastata l’ingenuità di Iaia per farmi ricredere. E’ bastato che lei dicesse che i figli della sua “amante” erano stati in quella casa per farmi accorgere di non essere arrivata in fondo al precipizio, ma proprio lì, davanti a me c’è un’altra voragine molto più pericolosa in cui non voglio assolutamente cadere perché ho paura che si chiami depressione.

Così oggi ho guardato fuori dalla finestra. Il sole aveva lasciato il posto a delle nuvole che facevano presagire una tempesta e io sono uscita. Sono andata incontro al vento e alla pioggia perché vorrei che anche dentro di me ci fosse una tempesta, con tuoni fulmini e trombe d’aria per spazzare via la mia apatia.
Non è servito a molto, o forse sì perché è proprio in quel momento che ho deciso che devo chiedere aiuto, che non è normale che dopo quasi tre anni i miei occhi si riempiano ancora di lacrime. Non è normale che io stia male se al supermercato vedo un uomo e una donna insieme ai loro figli mentre fanno la spesa.

La settimana prossima chiamerò la psicologa da cui eravamo andati tempo fa per chiedere come comportarci con Iaia. Io spero che almeno lei sia in grado di aiutarmi.

Non avrei mai creduto che potesse farmi tutto questo male…

sabato 24 marzo 2012

scambio di sms, cambio di look, regalo x chi arriva fino in fondo  

23/3
12:47 io: la tieni anche domenica notte a dormire (Iaia)
12:55 lui: Ovviamente come da accordo la tengo domenica notte. Perché lo chiedi? La avrei tenuta tutte le domeniche e anche dopo le cene in settimana se lo avessi permesso tu
13:35 io: e avremmo potuto tenerla sempre se tu non fossi stato così bastardo x stare con quella degna del tuo nome
Così anche lui adesso conosce il suo nome. Avrei scritto anche quello di lei e cioè zoccola, ma le mie amiche me l’hanno sconsigliato.

La ragazza che ha preso il mio posto sul lavoro, ci ha fatto conoscere un sito dove si vendono scarpe a prezzi molto bassi e così abbiamo fatto acquisti. Le mie scelte sono state scartate tutte, “ non le mette neanche mia nonna” è stata la frase più gentile, così mi sono affidata alle colleghe e questo è il risultato.



Non ho mai avuto delle scarpe del genere e a guardarle mi pare di non avere più l’età per metterle, ma quando potevo stavo con il bastardo e lui le definiva scarpe da zoccola quindi non le ho mai comprate. Buffo pensare che poi mi ha lasciata per una zoccola!
Non so se le metterò mai, magari andrebbero bene per un post concerto dei Duran Duran visto che saranno a luglio!

Le sfighe continuano, ma mi hanno detto che sono io che me le tiro. Si è rotto il ferro da stiro. Mi hanno rubato la bici compresa di super tecnologico seggiolino e pupazzetti di Iaia. Tornando a casa dal lavoro, in mezzo alla campagna si è staccata la marmitta, ma ringraziamo il cielo che non l’ho persa per strada. Il tutto nel giro di tre giorni.

Intanto ho cercato di ascoltare i consigli di chi mi diceva di non crogiolarmi nel dolore, che nei week-end liberi dovrei fare qualcosa che non sia fare la spesa con mia mamma. Che dovrei andare in palestra, uscire, incontrare gente, distrarmi. Per questo ho deciso di farmi….
un hobby.
Ho deciso, non ricordo neanche quando e perché, di darmi alla creazione della bigiotteria. E’ cominciato tutto circa un mese fa, ho girato per i vari Brico e per l’unico negozio che poteva avere perle e attrezzi per cominciare, ma poi mi sono affidata ai negozi on line. Il passo successivo è stato guardare i tutorial, di chi è già capace, che spiegavano come cominciare a fare le prime semplici creazione e ho iniziato.
Queste sono le mie creazioni



Con la collana ho imparato l'importanza di fissare le chiusure con la colla; infatti questa mattina mettendola si è rotto il filo facendo volare a terra le mille pietre.



Questo bracciale è la creazione che più mi piace e mi rappresenta

Per adesso sono una super principiante, ci sono tante tecniche anche complicate, i miei sono accostamenti di pietre. La cosa però che non mi aspettavo è che fosse un hobby così dispendioso e mi dispiace che, visto le spese per ricomprare il ferro da stiro, la bici, il seggiolino e i 220 euro di marmitta, non potrò comprare altre pietre per fare delle collane fino al prossimo stipendio.
I soldi non bastano mai perché succede sempre qualcosa di imprevisto, chissà se riusciremo ad andare in vacanza la prossima estate.

Comunque la cosa bella per chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo è che c’è una mia creazione a scelta che voglio regalare alla prima persona che scriverà nei commenti di volerla. Non voglio niente in cambio, non si deve nominare il mio blog da nessuna parte, non mi si deve fare pubblicità, non è lo scopo di questo mio diario. Voglio solo condividere questa passione, far capire com’è bello poter creare qualcosa di personale, che ci rappresenti e mi piacerebbe ricevere dei consigli, specie sugli abbinamenti, perché io non sono molto fantasiosa e faccio un po’ fatica a fare degli schemi sulle possibili creazioni.
Queste sono le creazioni tra cui scegliere.





Il primo è un semplice bracciale con perle turchesi (super finte) e distanziatori in rame.
Il secondo è formato da semicristalli neri e Swarovski.
Il primo è un po’ più stretto del secondo, ma sono entrambi fatti con filo elastico, quindi adattabili.
Cavolo come sono stata prolissa, in questo periodo sono logorroica, secondo me anche questa è una fase della separazione.

ps: intanto guardo Bobo Vieri ballare in tv e rimango scioccata pensando che mi piace, ha qualcosa di Simon Le Bon...

venerdì 9 marzo 2012

a ciascuno il nome che si merita (breve post terapeutico)  

Zoccola: colei che in un solo colpo ha distrutto contemporaneamente due famiglie, trasformato quattro bambini in adolescenti con il peso di avere genitori separati, costretti a scegliere con chi passare il Natale o la Pasqua.

Bastardo: colui che ha contribuito pesantemente al lavoro della zoccola, con l’aggravante di aver messo al mondo un figlio sapendo a che futuro l’avrebbe mandato incontro.

Vittime: le famiglie di questi “individui” che avranno per sempre il futuro segnato.

Questo è uno sfogo perché un passo per riuscire ad andare avanti è esternare la propria rabbia, dargli un nome e scriverla bianco su nero (ovviamente nero su bianco, si vede che l'ho scritto di getto)per poterla finalmente scacciare dalla propria testa.

domenica 26 febbraio 2012

come passare il tempo  


Questo fine settimana si preannunciava come un lungo e triste week-end senza Iaia, che rivedrò solo lunedì sera. Pensavo che mi sarei disperata tutti i giorni, stravaccata sul divano a trangugiare patatine e dolci vari guardando la tv, e invece ho fatto tutt’ altro.
Ieri sono uscita alle dieci del mattino e sono tornata alle otto di sera passando a casa solo per il pranzo.
Oggi ho fatto compere, mi sono presa cura di me, ho cambiato la lampadina di un faretto, ho cambiato l’asse del water (e ce l’ho fatta, anche se la misura non era giusta quindi dovrò cambiarla), ho appena finito la terza lavatrice, ho lavato a mano diversi maglioni di lana e ho fatto un po’ di shopping. Adesso scrivo sul blog poi stenderò e stirerò. Certo sarebbe stato più carino fare un giro con qualcuno oggi, c’è ancora un sole bellissimo e caldo, ma sulla vita sociale devo ancora cominciare a lavorarci.
Intanto ieri ho fatto psicoterapia sul terrazzo. La mia vicina, psicologa, ha chiesto ospitalità per i suoi panni sul mio balcone assolato, così abbiamo cominciato a parlare. Contrariamente a quanto pensassi il suo matrimonio è ancora in crisi, o meglio, lei è ancora in crisi con il suo matrimonio.
Quello che è venuto fuori dalla chiacchierata è che dovrei dare un tempo al mio “lutto”, il che è facile a dirsi, ma non a farsi. Mi piacerebbe dire “ok da domani basta, non mi interesserà più niente, starò bene, non piangerò più e comincerò felice la mia nuova vita”. Peccato che non sia così razionalmente semplice.
Poi visto che mi sto facendo trasportare dagli eventi senza fare niente, lei mi ha detto che forse dovrei fermarmi. Ma come? Cioè, se corro o cammino sono capace di fermarmi, ma metaforicamente parlando come si fa a fermarsi? E poi per fare cosa?
La cosa più interessante è stata “il perché”. La vicina mi ha detto che il motivo per cui non riesco a superare il dolore è che non ho ancora trovato”il perché” e quando le ho detto che non riesco proprio a pensare che ce ne possa essere uno, mi ha risposto che forse il mio perché è da qualche parte che mi aspetta. Si, ma come lo trovo se passo il tempo al lavoro e a casa?
La conclusione della seduta è stata che per “guarire” dovrei “ucciderlo”, metaforicamente si intende anche perché io non uccido neanche le zanzare, ma cerco di farle uscire dalla finestra.

Intanto continuano le “disgrazie”. Questa volta sul lavoro, come dire… sono stata silurata per far posto alla futura nuora del titolare che tra tutti i lavori che poteva scegliere, ha scelto il mio. Così a breve sarò trasferita e farò un lavoro per cui non credo di avere le competenze, e se combinerò qualche casino mi licenzieranno pure!
Per questo ho pensato che quello che faccio non è assolutamente quello che vorrei, peccato che quello che vorrei non è per niente chiaro nella mia mente.
La verità è che sono molto confusa.
Dovrei trovare la mia strada, solo così potrò essere davvero felice.
Ma dov’è la mia strada?

martedì 14 febbraio 2012

dimentica  

Quando è iniziata la fine del nostro matrimonio sospettavo da tempo che lui avesse una storia con una collega. Così un giorno d’estate, ho frugato nei suoi cassetti. Mi ci è voluto meno di un nanosecondo per scoprire un'altra prova che alimentasse i miei sospetti. La sera, messo davanti all’evidenza, non ha potuto negare la mia scoperta. Non ha ammesso il tradimento, ma la nascita di una amicizia con questa collega che chiamerò T (che è quello che penso di lei, moglie e madre di più figli). Peccato che alla mia richiesta di farmi leggere le sue mail, non ha voluto.
Da qui è iniziata la fine della nostra storia: lui ha ammesso di non amarmi più, accusando me per il cambiamento dei suoi sentimenti e dandomi della paranoica perché con T non c’era nessuna storia se non un’intima amicizia.
Potrei scrivere che già da più di un anno non ero tranquilla perché si sentivano troppo spesso per telefono, anche quando eravamo in vacanza. Potrei scrivere che quando la sentiva lui cambiava tono di voce, o che ho scoperto una foto del ginocchio di lei, con le calze autoreggenti tirate giù, ma solo perché voleva fargli vedere che si era fatta male! Potrei scrivere che andavano via per lavoro all’estero per diversi giorni e poi mi faceva vedere foto di lei in costume che faceva il bagno, o che quando gli chiedevo come fosse lui mi rispondeva che era carina. Ma io ero paranoica e c’è stato un momento in cui ci ho quasi creduto.
Poi però a due settimane dalla firma della separazione, a quattro giorni dalla sua uscita dalla nostra casa, lui è andato in montagna con lei… e con mia figlia.
Il bello è che quando io, parlando al telefono con Iaia ho sentito una voce femminile, e quando Iaia, una volta a casa, ha fatto il nome di una certa Laura, ho pensato che davvero mi ero fatta tutto un film e che alla fine lui stava con un’altra persona.
Invece Laura è la figlia di T.
E a me è crollato il mondo addosso, lui non l’ha ammesso, ma non l’ha assolutamente negato.
Ha rovinato tutti gli anni che abbiamo passato insieme. Come posso pensare che un uomo che tradisce la moglie quando aspetta un figlio da lui, non lo ha fatto anche prima? Ha distrutto tutti i momenti belli passati insieme.
La verità è che la nostra storia è stata tutto un bluff…

Ieri frugando nel mio cassetto dei ricordi da mia mamma ho trovato un’agenda dove, quando avevo 15 anni, avevo iniziato ad attaccare articoli di giornali e a copiare poesie che mi piacevano.
Ne ho trovata una che, non sapendolo, descriveva il mio futuro

Dimentica il suo nome,
dimentica i suoi baci
dimentica il suo sorriso
e il suo dolce abbraccio,
dimentica il suo amore
che tu hai conosciuto.

Ricordati ora ha un’altra.

Dimentica che piangevi tutte le notti.
Dimentica quando eravate vicini, inseparabili.

Ricorda ora ha scelto lei.

Dimentica tutte le cose che ti ha detto.

Ricorda adesso se n’è andato.

Dimentica le sue carezze,
dimentica il modo in cui ti stringeva.

Ricorda è con lei stasera.

Dimentica quando ti disse
che non ti avrebbe mai lasciato,
che eri più bella della sua vita.

Ricorda ora ti ha lasciato,
e per sempre.

venerdì 27 gennaio 2012

pensieri  


La verità è che il dover aspettare 20 minuti prima che il mio vecchio pc si accenda e si connetta ad internet, mi fa passare la voglia di sfogarmi scrivendo sul mio blog.
Poi però ci sono momenti come questo, momenti in cui scoppi, ti disperi e piangi, e non c’è nessuno che ti possa abbracciare e dirti che andrà tutto bene. Così ti convinci che non andrà mai meglio e piangi più forte.
E pensi che sia devastante vedere che tua figlia sembri preferire il suo papà a te, che appena ti vede comincia a lamentarsi e ti dice non portarmi via. Che quando invece viene a prenderla suo padre lo prende per mano e non si preoccupa di andare lontano da te.
Allora pensi che questa e la giusta punizione per aver pensato che non volevi figli, anche quando lei era dentro di te e non serve a niente adesso volerle così tanto bene. Non serve a niente sentire che ti mancherà un pezzo di te fino a quando lunedì non potrai rivederla. E dovrai affrontare pranzi cene e notti da sola in quello che sarà un lungo e triste week-end.
Pensi che mai avreste potuto trattarvi in questo modo, litigare davanti a vostra figlia facendola piangere, mai neanche nelle previsioni più funeste. Mai avreste discusso per soldi, perché si, a rinfacciarvi le cose siete sempre stati bravi, ma il rispetto non è mai mancato e comunque fosse andata vi sareste sempre voluti bene, mai odiati.

Poi capisci che le tue spalle sono troppo piccole per sopportare tutto il peso che ti è piombato addosso, ma sei troppo orgogliosa e schiva per chiedere aiuto.
E intanto tutto va a puttane: il lavoro, perché non hai più voglia di fare niente e combini casini e ti prenderai i tuoi cazziatoni; il tuo rapporto con Iaia e questo ti fa più male, ma proprio non ce la fai; la tua famiglia, perché sei nervosa e rispondi male a tutti; la tua vita sociale, perché ormai non te ne frega più niente. E tutti i pensieri ti schiacciano ancora di più.

Sei sola, sola con te stessa e anche se capisci che è così che imparerai ad affrontare la vita, speri di trovare qualcuno che ti consoli sul forum delle famiglie distrutte. Ma sei sfigata fino in fondo e il virus preso dal tuo computer non fa altro che buttarti fuori dal sito.

E sei di nuovo sola, sola a scrivere sul tuo blog. Ma domani sai che andrà meglio e sarai un pochino più forte per affrontare la prossima crisi.

mercoledì 4 gennaio 2012

si ricomincia  


Sono passati due anni otto mesi e quattro giorni dall’ultimo giorno in cui ho lavorato otto ore.
Era il mio compleanno e mancava un mese alla nascita di Iaia. Le cose con il suo papà non andavano un gran che, io piangevo chiusa in bagno tutti i fine settimana. Non capivo perché mi trattasse con sufficienza, perché non fosse più affettuoso e mi rispondesse sempre male. Ero però sicura che mi amava, che io lo amavo e che le cose si sarebbero sistemate.

Oggi il mio contratto è tornato ad essere full-time.
Ieri mi sono preparata per affrontare al meglio questa giornata, anche se sarei dovuta andare a letto molto prima.
Ho preparato la borsa, ho fatto mettere le gomme da neve, perché il ghiaccio è ghiaccio e se mi succedesse qualcosa rischierei di venir soccorsa soltanto da un fagiano. Ho lavato i capelli e ho scelto con cura i vestiti da mettere, avevo tutto il tempo perché Iaia è in montagna. Ho visto un film, ho finalmente ripreso il libro che ho cominciato tanto tempo fa, ho messo due sveglie e ho cercato di dormire.
Questa mattina quando sono uscita, il cielo mi ha accolto con i suoi colori più belli, un arancione intensissimo quasi rosa, all’orizzonte le montagne innevate colpite dal sole hanno rischiato più volte di farmi andare fuori strada . Mi ero dimenticata di come fosse bello uscire la mattina presto, nonostante il freddo.
Il percorso che faccio per andare al lavoro mi rilassa sempre e poi ho ritrovato i programmi radiofonici con i loro conduttori che mi divertivano tanto.

La giornata è trascorsa bene, è incredibile quante cose si perdono dimezzando le ore di lavoro.
Il mio lavoro mi piace, le persone che mi circondano hanno una simpatia alla Zelig ed è proprio quello di cui in questo momento ho bisogno.
Sono tornata a casa e ho chiamato Iaia. Mi manca da morire e non l’avrei mai detto, anche se da sola è tutto più tranquillo, più lento.
Però non vedo l’ora che torni e di rituffarmi nel caos, nelle corse all’ultimo minuto, nella cucina, perché in questi giorni non ho fatto altro che mangiare schifezze pur di non cucinare.

Sabato mattina suo padre dovrà riportarmela e mi tufferò in un week-end tête-à-tête con lei: non ci saremo per nessuno.

domenica 1 gennaio 2012

la solitudine delle madri in festa  


Il mio inizio dell’anno è stato, come prevedibile, molto solitario.
Alle 24:01 cercavo di trattenere le lacrime per non intristire anche mia mamma, facendo il brindisi io con una coca cola e lei con una sprite (che senso avrebbe avuto aprire lo spumante?).
Alle 24: 30, da sola in casa, le lacrime sono venute giù copiosamente mentre passavo l’aspirapolvere. Piangevo mentre ricevevo messaggi di auguri da famiglie felicemente insieme ai loro mariti/compagni e figli. Piangevo perché Iaia non era con me e non lo sarà per una settimana.

Ieri sera abbiamo cenato tutti insieme, comprese le nonne e uno zio. Ma alle 23:30 il papà di Iaia ha deciso che dovevano tornare a casa e io non ho potuto fare altro che salutarla cercando di non farle vedere quanto ero triste.
Oggi erano a pranzo da amici e a me mi si contorce lo stomaco a pensare che Iaia in questo inizio dell’anno è con sua nonna invece che con me.
Domani partirà con il suo papà per la montagna e staranno via per una settimana. Poi comincerà il balletto dei turni settimanali.
Io mi sono resa conto di aver sbagliato, di avergli concesso davvero troppo considerando il fatto che dal 4 gennaio uscirò di casa che lei dorme e tornerò solo per l’ora di cena.

Il Natale è andato abbastanza bene, come previsto il papà di Iaia è andato a Genova e noi siamo state dai miei parenti.
Questi sono i regali che ha ricevuto Iaia.



E questi sono quelli che ho ricevuto io, tranne il pezzo forte che naturalmente è la macchina fotografica che stavo usando.



E’ stato un anno di magra, ma c’è crisi e quindi non ci lamentiamo.
Io insieme ai regali ho aggiunto un biglietto della lotteria Italia che comprende anche un gratta e vinci: mia mamma e mia sorella hanno vinto 5 euro.

Adesso devo farmi forza, impegnare queste giornate nel modo migliore perché dal 9 gennaio la vita si farà davvero dura e allora dovrò cominciare a combattere come non ho mai fatto.