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domenica 27 febbraio 2011

io non c'ero  


L’ultima volta che ho visto i Duran Duran era l’estate di qualche anno fa. Le ultime parole che ho detto a Simon sono state: “Spero di rivederti presto” e la sua risposta è stata: “Oh yes”. Entrambi non ci credevamo neanche un po’ a quello che stavamo dicendo…
Lui se ne andò in un altro “porto” e io in quella che sarebbe stata la svolta della mia vita: un figlio, anche se ero convinta che non sarei riuscita ad averne uno con tanta facilità. Sapevo che la mia vita sarebbe cambiata, che non avrei più potuto seguirli come prima, che prima ci sarebbe stata la mia famiglia, da quel momento in poi. Avrei potuto vedere solo un concerto, non li avrei potuti incontrare nei vari hotel a cinque stelle, godendomi una giornata da vip e gustandomi un tiramisù da 15 euro o una spremuta da 10!

Il destino però mi ha giocato un brutto scherzo, ma non è adesso che voglio ricordarmi del periodo di vero schifo che stiamo passando…

Comunque, in questo momento, i Duran Duran sono a Milano, in un noto e bellissimo hotel, a fare interviste e ad aspettare di esibirsi, nel pomeriggio, a “Quelli che il calcio”.
Io sono a casa…
Sono arrivati a Milano venerdì, giovedì hanno partecipato a un programma di radio deejay ( io sarei stata più brava a fare l’intervista, caro Linus) e a uno di rtl. Venerdì hanno tenuto un concerto per la settimana della moda, un concerto ad inviti, per vip e qualche fan fortunato… Un concerto che sognavo, un concerto per cui avevo il biglietto…
Potevo esserci… ma ho deciso che non era il momento di pensare alle scemate, che il mio posto era a casa a tenere Iaia e permettere al suo papà di stare con il nonno… Ho ceduto il biglietto alla mia cara amica G. sapendo che si sarebbe divertita anche per me.
Sono stata a casa, forse inutilmente, ma non sono nello spirito adatto per pensare a divertirmi, perché c’è qualcuno a cui continuo a voler troppo bene che sta molto male…

Oggi starò a casa e guarderò Quelli che il calcio con un po’ di nostalgia per il periodo di serenità che ho lasciato alle mie spalle e con la speranza che in futuro riusciremo a trovare un po’ di tranquillità.

Vorrei dirlo di persona, ma: “A presto Duran Duran”. Intanto io per consolarmi mi strafogo di chiacchiere!

venerdì 11 febbraio 2011

Purtroppo ieri la tac ha dato l’esito che nessuno avrebbe voluto sentire: il tumore c’è ed è nel fegato. Uno dei posti più brutti perché è difficile venirne fuori…
L’oncologa che ha visto la tac fatta a dicembre, quando è stato male la prima volta, ha detto che già si vedeva qualcosa e ha chiesto come mai non l’avessero fatta vedere a un neurologo. Il perché è semplice: il primario che l’aveva vista al pronto soccorso aveva detto che non c’entrava niente. Non so se anticiparlo di due mesi avrebbe cambiato le cose, però forse si sarebbe evitato di intaccare così tanto il cervello.
Lunedì faranno degli esami per vedere se il tumore è posizionato in un punto in cui è facilmente accessibile e quindi se sarà possibile martedì faranno la biopsia.

Lui, quello che ancora è mio marito, sta soffrendo molto e come fa sempre si tiene tutto dentro. Gli unici momenti in cui cambia espressione è quando è con Iaia, però da come parla si capisce che si è già arreso senza neanche combattere e questo non fa bene né a suo padre né a sua madre.

Oggi lo guardavo mentre saliva in macchina per andare al lavoro e mi ha fatto una grande tristezza: avrei voluto poter fare qualcosa, ma come sempre accade in queste situazioni non si può fare niente: i tumori sono una malattia bastarda!Avrei voluto abbracciarlo per fargli sentire che può appoggiarsi su di me, ma non sono sicura che lui vorrebbe questo.
Spero solo che abbia chiamato E., il suo migliore amico, anche lui a un anno dalla nascita di suo figlio ha perso il padre per un tumore. Spero che lui sia in grado di aiutarlo perché io in questo momento io sono inutile…

martedì 8 febbraio 2011

caro diario  

Questo è un giorno in cui vorresti solo piangere, chiedere aiuto urlando, ma più urli e più ti rendi conto che nessuno ha la possibilità di aiutarti. Un giorno in cui vorresti chiudere gli occhi e non pensare al futuro e soprattutto al presente. Il giorno in cui ti senti impotente e non sai come fare, con il lavoro, con tua figlia, con la separazione da portare avanti, perché prima di questo ti trovi davanti a qualcosa di più grande, qualcosa contro cui non puoi fare niente, solo piangere: un tumore…

Purtroppo in questo momento mio suocero è stato ricoverato nel reparto di oncologia con questo schifosissimo sospetto. E io non posso che ammettere che la sanità nel nostro paese fa schifo, anzi fa vomitare…Se a novembre, quando è stato male per la prima volta non gli avessero detto “ Si ha avuto un’ischemia e continua ad averne, vada a casa e si prenoti gli esami, ma se vuole fare in fretta perché non vuole morire prima, se li faccia a pagamento”, se lo avessero ricoverato e si fossero comportati come fanno quando è un loro parente a stare male, oggi avrebbe guadagnato tre mesi contro questa malattia.

E adesso si mette tutto in secondo piano: l’appuntamento dall’avvocato è stato nuovamente rimandato a data imprecisata, ma chi se ne frega, questo è un peso troppo grosso per lui e non ci penso neanche a caricarlo di altri pensieri…
Poi Iaia sta male, oggi il pediatra ha ordinato di farla stare a casa dal nido per un’altra settimana; mia mamma ha la bronchite e 40 di febbre e io non posso starle vicino perché devo strare con mia figlia.
Non c’è nessuno a cui posso affidare Iaia per andare al lavoro, mi sento sola e incapace di poter fare qualcosa per la persona con cui ho vissuto per quasi vent’anni; non posso, non ne sono più capace, ormai c’è un abisso tra noi…

Vorrei solo piangere, vorrei che qualcuno bussasse alla mia porta e mi dicesse: “Stai tranquilla, fa quello che devi, ci penso io alla tua bimba fino a che le cose non si sistemeranno. Invece mia mamma sta male, mia sorella è troppo lontano, mio fratello è inaffidabile e tutti i miei parenti non abitano abbastanza vicino.

Io non so cosa fare, non so cosa dire quando tornerà lui dall’ospedale, non so come fare ad assentarmi ancora dal lavoro, e poi chissà per quanto, non so come fare per aiutare mia mamma…
Mi sento impotente, piccola e in colpa.

Non so dove andare e l’unico posto che mi viene in mente è qui; come quando avevo 14 anni e nei momenti più tristi aprivo il mio diario e scrivevo:
ti prego fai che non sia un tumore…
Ti prego ascoltami anche questa volta...

domenica 6 febbraio 2011

Questo week end  

Volevo smettere di mangiare dolci, ma questo che sto mangiando è il quarto.
Volevo approfittare del riposo pomeridiano di Iaia per dormire, ma lei russava (poverina ha il raffreddore) e alla terza volta che ha cominciato a piangere e io in un nanosecondo mi sono diretta verso il suo lettino ci ho rinunciato e mi sono alzata.
Volevo fare la mia prima torta con la frutta, ma ho rimandato a settimana prossima.
Volevo fare la spesa con Iaia, ma è stata male e il pediatra ci ha vietato di farla uscire fino a martedì.
Volevo navigare tra i blog, ma chissà perché col mio pc non riesco a entrare in molti di quelli che frequento.
Volevo leggere un libro, ma l’unico momento libero è questo e sto scrivendo un post.
Volevo vedere la tv, ma da quando c’è il digitale rai uno due e tre non le vedo e ieri sera Cold Case l’ho visto proprio col caiz…
….Volevo scrivere un post, ma Iaia sta mugolando, si è svegliata, devo andare, torno ad essere mamma…

Ma……

mercoledì 2 febbraio 2011

discutendo del presidente  

In ufficio, invece di lavorare:

A: comunque noi non potremmo mai… Hai visto come sono belle?
B: ne ho vista una, si è bella.
C: le ha dato 5000 euro…
B: no, ma come si fa a vendersi per 5000 euro, ci si svaluta e si rovina il mercato!
A: ma non sono mica pochi 5000 euro. Per andarci a letto una volta sola…
B: no scusa, ma come minimo avrei chiesto i soldi per comprarmi una casa.
A: io per 100.000 euro ci sarei andata.
C: no, che schifo, io non ci andrei per niente al mondo. Poi ti porti dentro questo peso per tutta la vita.
B: però se mi dicessero che mi danno 5000 euro al mese e che quindi non dovrei più lavorare, forse lo farei…
C no, no, no…
A: ma si, tanto è una botta e via.
B: e poi mica vai con il primo che capita, lui ha il fascino del potere, è un simpaticone, divertente e poi sembra una persona pulita…
C: no... che schifo…

Fino a quasi due anni fa, C avrei potuto essere benissimo io. Oggi invece sono A o B e il mio pensiero su quello che ha detto C è stato: parla con l’ingenuità dei suoi vent’ anni, innamorata del suo primo ragazzo e con la convinzione che l’amore sia eterno e bellissimo, che non c’è niente al mondo che possa corrompere la sua integrità morale.
A è me alla sua età.
Io ero così e lo sono stata fino a poco tempo fa. Poi la vita (ma direi piuttosto lui) mi ha fatto perdere l’ingenuità, la certezza di certe mie convinzioni e la serenità.
Mi sono trasformata in una persona cinica che non professa più la fedeltà assoluta, non solo fisica ma anche mentale.

Poi però mi sono chiesta: ma non è che sono sempre stata così e che il mio vero carattere era nascosto sotto un rapporto che doveva essere perfetto agli occhi della gente? Non è che ho finto anche a me stessa per tutti questi anni di essere una persona che non sono?

Mi sento sempre più confusa…


Per dovere di cronaca il discorso era basato molto sull’ironia.