Search this blog


Home About Contact
sabato 26 giugno 2010

E' per te.  


Non ho mai creduto che la realizzazione di una donna fosse quella di avere un figlio. Fin da piccola quando mi parlavano di figli, rispondevo che io non ne avrei mai avuti.
Quando ho conosciuto lui, ero una ragazzina ed ero ancora convinta di non voler figli. Quando ne parlavamo rispondevo che un figlio lo avrei fatto solo con Simon Le Bon (sento che ci sarà un post tutto per lui).
Arrivata a 30 anni lui si è fatto più insistente, voleva un figlio e io ho pensato che il mio amore per lui era diventato così grande che andava oltre le mie convinzioni.
Dopo aver preso ancora un po’ di tempo per viaggi e divertimenti vari abbiamo cominciato a provarci.
Ero convinta di non poter avere figli, forse per questo ho ceduto alle sue insistenze. Invece il destino beffardo ha voluto che tu arrivassi subito, senza darmi il tempo di abituarmi all’idea che fosse tutto vero.
Sei arrivata all’inizio di giugno, dopo 2 giorni di dolori intensi. Ti hanno appoggiato su di me e ti ho guardata, assomigliavi a ET l’extra-terrestre. Il tuo primo giorno non mi è molto chiaro, ricordo solo che una volta in camera quando tutti cercavano di farmi gli auguri sono svenuta.
I primi tempi sono stati duri, più di quanto pensassi e mi avessero raccontato. Credo che per chi non è convinto di avere figli sia mille volte più duro.
Non ti capivo, piangevi per le coliche tutti i giorni, bevevi il latte e restavi attaccata per ore facendomi un male cane. Ti addormentavi in braccio e quando ti posavamo nella culla ti svegliavi urlando.
I miei sentimenti sono stati confusi e offuscati per mesi, non riuscivo a capire cosa provassi.
Poi sei cresciuta, hai cominciato a stare seduta, a mangiare le pappe, a non piangere appena fuori dal cancello costringendomi a tenere te in braccio da una parte e la carrozzina da tirare dall’altra.
Hai compiuto un anno e le cose sono migliorate ancora di più, cominci a camminare, cerchi di farti capire e da oggi mandi i baci con lo schiocco, tirando in dentro più che puoi le guance.
E io oggi sento che non posso fare a meno di te. Che non potrei mai starti lontana per più di un giorno. Che anche se si stava meglio prima, adesso tu ci sei e sei diventata una mia appendice, senza la quale non potrei vivere.
Sei stata il frutto di un grande amore e adesso sei tu il mio grande amore. Un amore che non riesco a definire perché non l’ho mai provato. A volte ho dubitato che fosse amore e allora non riuscivo a capire cosa fosse. Adesso so che lo è, che è un sentimento nuovo che non ho mai provato per questo è incomprensibile, diverso da tutti gli altri amori.
Sono io che sono te.

mercoledì 23 giugno 2010

E' triste  

Frequento un forum di mamme, tutte felicemente accompagnate, nessuna che abbia problemi sentimentali. Così qualche giorno fa ho deciso di leggere qualcosa nelle sezioni " divorzi/separazioni/litigi", Divorzi, problemi amministrativi e infedeltà".
Mi ha preso lo sconforto. Pensavo di trovare persone con i miei problemi: litigi col marito, problemi di affidamento congiunto e varie ed eventuali. Invece mi sono scontrata con amanti diventate fidanzate, fidanzate diventate amanti, mogli di secondo letto e tutte che andavano contro a quelle povere mogli definite approfittatrici di soldi del marito.
Ho chiuso la sezione e sono tornata a leggere le mie mamme 2009.
Mi sono chiesta, ma perchè non si accetta il fatto che quando uno si sposa e mette al mondo un figlio deve mettere in conto di doverlo mantenere fino a che non sarà autosufficiente?
Se si decide di lasciare la propria moglie e quindi la famiglia formata con lei, non ci si può lamentare se poi il giudice decide che deve passare un mantenimento di 500 euro. E soprattutto non si deve lamentare la fidanzata di secondo letto. Che caspita c'entra, che ne sa lei di quello che la povera moglie ha passato, i sogni che aveva, i progetti che il marito ha distrutto? Non è umano che provi rabbia e rancore per quell'individuo che le ha rovinato la vita?
Con questo non voglio negare che purtroppo ci sono donne che non riescono a reprimere la rabbia a discapito dei figli. A volte si è così accecate dal rancore che non si riesce a distinguere cos'è bene e cos'è male.
Ma in questo caso, cari uomini che le avete distrutto la vita, fatevi un esame di coscienza e cercate di abbassarvi voi per una volta.
Voi avete combinato il casino, adesso aiutate le vostre ex ad accetare la situazione cedendo nei litigi e vedrete che questo andrà a vostro vantaggio. Tanto per cambiare! E soprattutto lasciate fuori le vostre amanti!
Oggi sono molto delusa e amareggiata, mi sono resa conto che per un uomo è molto più facile rifarsi una vita.
Domenica ho pensato alla mia vita senza di lui e ho capito che non c'è una vita senza di lui. Siamo stati sempre insieme con un contorno di amici che potevano anche non esserci. E adesso io non so cos'è una vita con un uomo diverso da lui. Anche se sento che non c'è un futuro per noi, o almeno credo di sentirlo.
Una sola cosa mi viene da dire pensando a questa situazione:
è proprio triste...

sabato 19 giugno 2010

I mondiali  


Ci siamo messi insieme quando avevamo diciassette anni. Era estate, c’erano i mondiali di calcio, eravamo tutti davanti al megaschermo sperando di vedere l’Italia vincere. Abbiamo trascorso i nostri primi giorni insieme a ritmo delle partite del mondiale. L’ Italia non ha vinto.
La nostra prima e unica crisi è avvenuta durante un anno in cui c’erano i mondiali. Era l’estate in cui stavamo tornando insieme. Sempre a ritmo delle partite.
L’anno in cui ci siamo sposati c’erano i mondiali di calcio. L’ Italia è arrivata in finale. Eravamo a casa di amici a mangiare una pizza con le dita incrociate e la speranza che vincesse.
E l’Italia ha vinto, era la seconda volta in vita mia che l’Italia diventava campione del mondo ed era la mia seconda festa.
Quest’anno ci sono nuovamente i mondiali e siamo immersi nella nostra seconda crisi di coppia.
Questa volta però la strada che ho davanti porta solo ad una rottura definitiva. Credo che divorzieremo, è solo questione di trovare un accordo.
Avrei voluto trascorrere questi mondiali con la mia famiglia, quella che eravamo fino ad un anno fa.
Avrei voluto andare davanti al megaschermo con la nostra bambina vestita con la maglia dell’Italia.
Quello che spero invece è che l’Italia non vinca. Sarebbe troppo triste restare in casa e sentire la gente per strada che festeggia mentre io sto attraversando il periodo più triste della mia vita.
Una persona a cui voglio molto bene oggi, mi ha detto “ Vivi per tua figlia, vivi con gioia la tua bambina. Anche se adesso ti sembra tutto troppo faticoso e triste, questi sono anni che in futuro rimpiangerai”.
Io non volevo per mia figlia una famiglia di divorziati, io stessa avrei ceduto il posto ad un'altra persona con una famiglia più felice.
Forse però ho trovato un significato per tutto questo. Alla mia bimba è capitata una mamma che ha già sperimentato cosa vuol dire avere genitori separati. Ho già passato quello che lei dovrà passare, e questo mi permetterà di poterla aiutare quando ne avrà bisogno. Mi permetterà di capire quello che la farà soffrire e quindi anche di aiutarla nel migliore modo possibile. Forse è questo il senso di tutto. Forse avrò fallito nel formare la mia famiglia perfetta però potrò aiutare al meglio la mia piccola. Perché io ci sono già passata e questo l’ aiuterà. Lo spero proprio.

Forse l’Italia potrà vincere.

mercoledì 16 giugno 2010

Ho imparato.  


E’ passato quasi un anno da quando la persona che ho amato di più nella mia vita, mi ha spezzato in mille pezzi, dicendomi di non amarmi più.
In questi dieci mesi ho imparato tante cose, ma mi rendo conto che sono molte di più quelle che devo ancora affrontare e imparare.
Ho imparato a considerarmi come “persona individuale”, e non come coppia. Sono andata a teatro con mia mamma, con la tristezza nel cuore, perché ogni uscita era con lui.
Ho imparato a comprare i vestiti scegliendo esclusivamente con la mia testa.
Ho imparato a non raccontargli più tutto quello che mi succede nella giornata, le cose belle e quelle che mi fanno stare male.
Ho imparato a mangiare spesso da sola. Ormai è inutile aspettarlo fino a tardi quando è via per lavoro. Non abbiamo quasi più niente da dirci.
Ho imparato a non pensare troppo quando mi dice che va a L. per lavoro. Sono convinta che tutto questo sia successo perché si è innamorato di una sua collega di L.. Mi farebbe troppo male pensarli insieme.
Ho imparato a contare di più sulla mia famiglia, quella vera, quella che non smetterà mai di volermi bene.
Ho imparato che mia mamma è la persona, che anche con mille difetti, mi starà sempre vicina.
Ho imparato a contare solo su me stessa cercando le forze in ogni mio angolo nascosto.

Però in questo momento, pensando a tutto quello che ho scritto, mi sento un peso sul cuore, un senso quasi di soffocamento e ho voglia di piangere.
Mi mancano tutte le attenzioni che avevo prima. Mi manca il poter parlare di tutto e sentirmi meglio. Mi mancano gli abbracci, i baci, il senso di protezione, la sensazione che non potesse succedermi niente tra le sue braccia.
Ma perché sto ancora male? Perché non so essere forte come pensavo di essere?
Perché ci ha fatto questo, proprio adesso, proprio quando mi ero completamente affidata al suo amore, quando gli ho dato la cosa più preziosa che potessi dargli: la nostra bellissima bambina…
Perché…?

martedì 15 giugno 2010

Il mio Blog  


Ho scritto questa pagina almeno cinque volte e per cinque volte l’ho cancellata.
Quello che avevo scritto non mi apparteneva, non mi rappresentava. Era come se lo avesse scritto un’ altra persona, ma soprattutto non ero riuscita a raggiungere il mio scopo.
Così ho pensato al perché sto aprendo un blog. Ho pensato a quando, passata a trovare mia mamma, ho aperto il cassetto della mia stanza e mi è capitato tra le mani il mio diario.
In quel momento ero proprio a terra, la persona con cui pensavo di passare il resto della mia vita, mi aveva appena detto che non mi amava più. Avevamo una bimba di appena due mesi. Non mi capacitavo di quello che mi stava accadendo.
Ho trovato il mio diario adolescenziale. Ho pensato a quanto mi era servito nei momenti di profonda crisi. A quando pensavo, a quattordici anni, che avrei preferito non essere nata.
Alle delusioni d’amore, agli amori non corrisposti, alla tristezza di una famiglia divorziata e all’invidia per chi aveva quello che non avevo io.
Poter scrivere tutto questo su un diario, chiamato Love, mi faceva stare un po’ meglio.
Così ho pensato che scrivere tutti i pensieri repressi, la rabbia e soprattutto tanta delusione e stanchezza, forse mi avrebbe almeno fatto capire qual è la strada che devo intraprendere.
Non potendo ricominciare con un diario cartaceo, perché l’esperienza mi ha insegnato che non rimane segreto per molto, ho deciso di sfruttare la tecnologia: apro un blog. Racconto quello che mi succede, quello che penso e che l’interessato non ha interesse ad ascoltare. Mi sfogo, e magari passerà qualcuno che sta attraversando un brutto periodo come me e mi potrò confrontare con lui.
O magari resterò da sola anche qui, ma potrò sempre contare sul mio blog. Almeno lui mi ascolterà.
Cominciamo…