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giovedì 30 aprile 2015

quarantadue  

Quarantadue, lo scrivo in lettere, così magari  riesco ad autoconvincermi che quella cifra non rappresenta solo un numero, ma anche la mia età. Quarantadue sono gli anni che ho vissuto, a tratti bene e a tratti male, a tratti benissimo e a tratti malissimo.
Ieri alla mediazione familiare lui ha parlato per la prima volta di divorzio, e io non sono stata male, non è stato un colpo, una nuova scivolata lungo la mia strada, ma direi piuttosto un inciampo, neanche tanto grosso. L’ho guardato e sono andata oltre. Non mi sono ferita e non mi sono fatta male, ma l’ho guardato molto bene e ci sto riflettendo. Sono più attenta, a quarantadue anni.
Quindi direi che le cose stanno migliorando, ma quando scrivo “quarantadue” non posso non pensare ai miei ultimi cinque anni e a come li ho sprecati stupidamente soffrendo per chi non se lo meritava, e adesso non me li riporterà più nessuno indietro, non li potrò più rivivere. E cinque anni sono troppi quando ne compi così tanti.
Quarantadue anni sono troppi per il mio corpo, per la mia testa e anche per il mio spirito. Io non ci riesco proprio a comportarmi secondo la mia età. Non me li sento tutti questi anni.
Quando mia madre aveva la mia età, io avevo 16 anni e non credo di averla mai vista con i jeans. Invece io indosso quasi solo quelli e ho una figlia che ha solo 5 anni. Apparteniamo a un’altra generazione, direbbero i miei coetanei, ma non posso non pensare che d’ora in avanti ogni giorno passato sarà un giorno in meno, una possibilità in meno, un’occasione in meno, un divertimento stupido in meno e oggi che non ho neanche più un lavoro, quarantadue anni vogliono anche  dire una difficoltà in più.

Ho commesso tanti errori nella mia vita, ma chi può dire di non aver fatto lo stesso? Gli errori fanno parte delle nostre esperienze e a volte è impossibile non commetterli. I miei errori  hanno segnato sia me che il mio destino, sono come una sliding door, se non ne avessi commessi  certi  la mia vita sarebbe stata diversa, forse migliore per certi versi e forse peggiore per altri.
Ma non si può vivere di rimpianti, non fa bene a me e non fa bene alle persone che mi stanno vicino. Quarantadue anni non sono venti e a dir la verità non sono neanche i trenta che io mi sento, ma non sono neanche la fine della vita.
Non avrò  sicuramente più tutte le cartucce da sparare e molte le avrò sprecate stupidamente, ma me ne rimangono ancora e a quarantadue anni devo solo stare attenta a non buttarle via.

Poi questa mattina sono entrata in cucina e mia figlia mi ha fatto un sorriso bellissimo, con il suo primo dentino traballante e mi ha detto “auguri mammaaa” e sono stati i primi auguri della giornata e anche se fuori è nuvoloso, oggi per me c’è il sole.

mercoledì 22 aprile 2015

il colpo di coda dell'influenza  

In questi ultimi giorni ho passato un periodo piuttosto duro e faticoso che mi ha lasciato addosso una debolezza sia fisica che psicologica.
Mi sono ammalata, ho preso quell’influenza che pensavo di aver schivato e che invece ha bussato alla mia porta ed è entrata senza avere  il mio permesso. E’ restata in me per una settimana esatta , da domenica a domenica. Prendevo tre tachipirine al giorno, perché dopo 6 ore, passato l’effetto del paracetamolo, la febbre tornava e io facevo fatica anche ad alzarmi dal letto. 
Quando ha potuto è venuta mia mamma ad aiutarmi, per accompagnare e andare a prendere Margherita, ma anche per farmi un brodino caldo. Poi ci sono stati giorni in cui ho dovuto arrangiarmi, andare io all’asilo, cucinare per lei e passare tutto il giorno nel lettone con lei che giocava alle barbie e io che rantolavo come un moribondo.
E’ stato davvero brutto  e a distanza di quattro giorni dalla guarigione faccio fatica a fare qualsiasi cosa.
Tutto questo periodo mi ha fatto capire ancora di più quanto sono fortunata ad avere la mia famiglia vicino, perché se fossi stata sola sarebbe stato tutto molto più complicato.

Comunque per fortuna è passata e di certo le forze torneranno e il mio stato d’animo migliorerà, anche perché domani comincia la mia settimana da mamma e voglio godermi mia figlia al meglio.

Intanto ieri ho saldato il viaggio per Disneyland Paris, tra poco più di un mese si parte perché a questo punto non credo proprio di incorrere nel rischio di trovare lavoro. Ero partita sicura che non sarebbe stato un problema ritrovarne uno adatto a me, ma comincio a ricredermi e questo non mi sta facendo bene.
Mi ero candidata anche per l’ Expo, ma figuriamoci se oltre alle tangenti non ci sono anche le raccomandazioni …

Per il resto tutto scorre senza colpi di scena e, tutto sommato, visto che gli ultimi avvenimenti non sono stati certo positivi, è meglio così.

martedì 7 aprile 2015

vacanze di pasqua  

Tema: le mie vacanze di Pasqua
Svolgimento

Le mie vacanze di pasqua non sono mai iniziate perche, in realtà, non lavorando dal primo di febbraio posso dire che ero già in vacanza.
Solitamente, comunque, la domenica di Pasqua la passiamo sempre in famiglia: ci si regala le uova (ai bambini), si mangia come dei porci, si fa un giretto al parco (coi bambini), si ritorna a casa e si rimangiano gli avanzi, colomba farcita inclusa. L’unica variante, per me, è che da quando il papà stronzo ha deciso di volere un’altra “vita”, non sempre la Pasqua la passo con mia figlia. Quest’anno ad esempio era con lui.
Ok, tanto c’è sempre il pranzo in famiglia, mi sono detta. E invece no, perché prima ha deciso di ammalarsi mia sorella e quindi mia mamma è corsa ad aiutarla con le bimbe e poi si è ammalata lei, che non si è più alzata dal letto fino a oggi.
Il risultato è stato: Pasqua ognuno a casa propria. Pasqua = una domenica qualunque, ed io la domenica pulisco casa da cima a fondo.
Poi però, alle sette è tornata lei e la mia Pasqua ha avuto inizio, uova da scartare comprese.

Pasquetta è stata tutta un’altra storia, sono stata fregata dalla mia amica psicologa, che anche se non ci conosciamo da molto, mi ha già capito molto bene.
Dovevamo trascorrere il lunedì insieme: io, mia figlia, sua figlia e suo marito. Mi manda un messaggio domenica con scritto: “che ne dici se andiamo al fiume?” Sì, carino penso io, ma mi ricredo quando mi chiede se ho delle verdure da grigliare perché ci sarà da mangiare solo carne. Come grigliare? E chi ha comprato la carne? Ma non dovevamo essere solo noi?
Morale mi sono ritrovata a una grigliata con una ventina di persone sconosciute. Alle mie proteste la mia amica mi ha detto: sapevo che non saresti venuta se te l’avessi detto.
Già…
Però devo dire la verità: mi sono divertita. Io e Margherita siamo tornate a casa con la faccia rossa come un lampone e stanche da morire, ma contente perché la giornata è stata davvero piacevole. In più siamo tornate con il solito sasso da dieci chili, così adesso ne ho uno in macchina (che quando l’abbiamo preso mi ha causato la rottura di una vena e una visita al pronto soccorso), uno sul terrazzo, uno in cantina insieme al presepe  e quello di ieri sul divano (la settimana scorsa mi ha messo un ramo nella borsa e quando a casa l’ho tirato fuori mi sono accorta che c’era dentro un formicaio e la mia borsa era piena di formiche …).

Queste sono state le nostre vacanze di Pasqua e oggi sono di nuovo da sola, perché con questo maledetto affido condiviso mi sembra di trovarmi sempre a dover salutare mia figlia, a non potermi godere serena i momenti con lei perché dopo seguiranno giorni in cui potrò solo sentirla al telefono.
Poi domani si ricomincia con la mediazione familiare, che a dire il vero non sta servendo a niente se non a far guadagnare soldi alla mediatrice.
Si ritorna alla normalità. Domani riprende anche l’asilo, io, spero, dovrò affrontare il mio primo colloquio di lavoro, sabato ci sarà il saggio di teatro, domenica un battesimo, dovrò portare il gatto a lavare, andare a saldare il viaggio a Disneyland Paris. Già, Disneyland, chissà se riuscirò ad andarci se il colloquio dovesse andare bene…

sabato 4 aprile 2015

novità  


 Ieri sera pensavo che, forse,  il mio personale periodo di sfiga potrebbe essersi finalmente esaurito. Dopo  sei anni in cui quasi niente andava per il verso giusto, ma tutto andava a scatafascio, finalmente cominciavo a ricevere belle notizie: il nuovo singolo dei Duran Duran, il viaggio a Disneyland di giugno e, miracolo, dal mio uovo di Pasqua questa settimana è uscito addirittura un colloquio di lavoro.
Erano le 23:15, e prima di andare a letto, sono entrata in cucina. Ho visto i piatti ancora nel lavandino e mi sono detta una frase che ultimamente mi ripeto spesso: mai rimandare a domani quello che potresti fare oggi. Così ho riordinato la cucina e alle 23:30 aprendo l’armadietto per ritirare una cosa è caduta la bottiglietta dell’aceto balsamico frantumandosi  e cospargendo il pavimento del suo contenuto.
Stavo per ricredermi e ricominciare a pensare che la sfiga non mi abbandonerà mai, ma poi mi sono ricreduta. Cosa sarà mai tirare su i cocci, pulire il pavimento e buttare il contenitore dell’aceto, che tra l’altro non era neanche comodo? Si è trattato solo di 5 minuti, è stato di più il tempo passato a guardare quello che era successo e pensare a quanto ero sfortunata.

Insomma, tutto questo, per dire che questa settimana sono stata chiamata da un’agenzia per un colloquio. Manderanno il mio cv e quello di un’altra ragazza in questa ditta e poi ci chiameranno per il colloquio per decidere chi tra le due ha il profilo più adeguato.

Così oggi mi sono ritrovata a navigare su internet per capire con che outfit presentarmi davanti al mio esaminatore. Sarà una settimana di shopping, perché non ho niente che possa andare bene. Dovrò scegliere tra gonna o pantaloni e poi dovrò trovare le scarpe giuste e  questa sarà la parte più difficile.
Non so come andrà a finire, non ho molte speranze, perché mi parrebbe strano trovare lavoro dopo un solo colloquio e un po’ mi dispiacerebbe tornare a lavorare 8 ore e non poter più stare il pomeriggio con mia figlia. Da una parte mi preoccupa dover ricominciare a correre, a non avere più tempo, a dover incastrare tutto e alla fine non riuscirci, dover smettere di andare a pianoforte proprio adesso che ho cominciato a suonare Mozart… Dall’altra sono eccitata dal cominciare un lavoro nuovo, con prospettive di carriera, con persone nuove, in un ambiente nuovo.

Ma forse è meglio lasciare tempo al tempo e aspettare di vedere se alla fine sceglieranno me. Forse sto cominciando ad affrontare le cose con lo spirito giusto.

mercoledì 1 aprile 2015

Finalmente: pressure off  

Domenica 29 marzo, ore 20:30, mentre mangiamo arriva un messaggio whatsapp (avrebbe dovuto arrivare alle 17:13, ma il mio whatsapp ultimamente lavora in differita): Album in uscita a settembre singolo in uscita per l’estate pressure off… E vai si parte.

Chiudo gli occhi, li apro, richiudo gli occhi, li riapro. Il messaggio è ancora lì.

Cerco di contenere l’incredula gioia perché ho davanti mia figlia, però penso: appena ti addormenti parte la ricerca su internet.

E così ho fatto, e grazie alla rete ho potuto sentire un pezzo del nuovo singolo dei Duran Duran.
Non si può ancora commentare perché l’audio non era perfetto e le grida delle ‘fortunelle’ che erano presenti non mi hanno permesso di sentire bene. E’ un pezzo che fa ballare, come ha detto Simon e in stile duraniano, dico io.

Per adesso sono ancora incredula e penso che finalmente ci saranno canzoni nuove da imparare, presentazioni alle radio e concerti da seguire  insieme alle mie amiche.
Vedo davanti a me un periodo bellissimo:

“L’attesa del piacere è essa stessa il piacere”  Gotthold Ephraim Lessing