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venerdì 30 gennaio 2015

ZERO  

Sono ufficialmente disoccupata, senza lavoro, con tante idee, ma nessuna certezza.

E' stata dura sul lavoro festeggiare con i pasticcini, ma poi festeggiare cosa, che mi hanno licenziato?
Salutare tutti, chiedere di non piangere...

Mi mancheranno, quasi tutti.

E adesso si ricomincia.

giovedì 29 gennaio 2015

MENO UNO  

Oggi è stato il penultimo giorno di lavoro.

Sono entrata in ditta alle 8:24, passando per la fabbrica, diretta agli uffici. Non c'era ancora nessuno, ma era come se ci fossero tutti. Ognuno intento a fare qualcosa. Ho varcato la porta e mi è sembrato di tornare indietro di dodici anni. Come se l'ultimo periodo da incubo che mi hanno fatto passare non fosse mai accaduto. Come ci fosse ancora il vecchio titolare e come se non ci fossero ancora certe persone.
Mi sono fermata, senza respiro. Ho rimandato indietro le lacrime, perché il 50% della decisione è dipeso da me.

Ci sono delle persone che non mi mancheranno e ci sono delle persone che mi mancheranno terribilmente. E., che tutti dicevano che era innamorato di me e su questo ci giocavamo molto. D., con cui nonostante le grosse litigate facevamo dei teatrini naturali alla Zelig. M., sempre arrabbiato con il mondo, e sempre per i fatti suoi. F., che anche se non condivido affatto la sua passione per la caccia, se potessi gli direi "lo sapevo". C., che nonostante sia così giovane e da poco con noi, ha voluto organizzare una cena vegetariana in mio onore, con tutti i ragazzi. A., che, una volta, quando mi ha fatto arrabbiare l'ho chiamato "bamboccio" e poi siamo scoppiati a ridere insieme. S., la persona con cui sono stata di più a contatto, e che nonostante il carattere davvero di "merda", sarà forse l'unica con cui resterò in contatto.

Forse dovrei preparare un discorso per domani, o forse no. Forse dovrei andarmene come se non fosse l'ultimo giorno, come se fosse davvero solo un fine settimana qualunque.

mercoledì 28 gennaio 2015

meno due  

Allora, oggi una cosa è cambiata e cioè lunedì non sarà il mio ultimo giorno di lavoro, ma lo sarà venerdì. Hanno deciso di chiudere con il mese in modo da poter fare subito i conteggi. Quindi posso dire meno due, venerdì saluterò tutti e riprenderò in mano la mia vita.

Fa un po' paura a pensarci e più si avvicina il giorno e più mi chiedo se sono pazza a essere così tranquilla. Anche se in realtà la tranquillità è direttamente proporzionale ai giorni che mancano al licenziamento: più diminuiscono i giorni, più diminuisce la tranquillità.

Oggi sono iniziati i saluti, i dispiaceri sinceri di alcune persone, mentre qualcun altro ha capito di non starmi troppo simpatico.
Oggi mi sono sentita come un condannato a morte che aspetta il giorno dell'esecuzione. Le persone sono tristi per me e sono dispiaciute perché non ci vedremo più tutti i giorni.
E' strano come comincio a sentire la mancanza di qualcosa che ormai mi stava stretto.
E' difficile pensare che mi mancheranno, che da venerdì sarà tutto diverso che forse piangerò e non lo avrei mai detto.
Ho un grosso nodo proprio all'altezza del cuore e anche se sono convinta della mia scelta, non posso non pensare che, nel bene e nel male, tutti sono stati per dodici anni la mia famiglia.

martedì 27 gennaio 2015

LA VITA PUO RICOMINCIARE QUANDO LO VUOI TU  

Quindi ci siamo, lunedì riceverò finalmente la mia lettera di licenziamento. Avrò un preavviso di quattro mesi, ma siccome la ditta “chiude” io sarò pagata per questo periodo senza dover andare a lavorare. Riceverò uno stipendio standomene comodamente seduta a casa mia.
Entrerò a far parte di un nuovo club, quello dei disoccupati. Potrò anche decidere di chiedere l’assegno di disoccupazione per sentimi fino in fondo parte del club.

Lunedì sarà il mio ultimo giorno di lavoro, il giorno in cui dovrò salutare tutti, promettere di tornare a trovarli (tanto sappiamo tutti che non succederà), regalare abbracci sinceri e abbracci pieni di falsità. Sarà la fine di un periodo durato davvero tanti anni. Sarà l’inizio di qualcosa che ancora non conosco e bello o brutto che sia, sarò io a sceglierlo. Il mio futuro dipenderà da me. Quello che potrò essere dalla settimana prossima non sarà colpa del destino, ma sarà il frutto delle mie decisioni e delle mie azioni. Già, azioni e non passività. Tutto quello che succederà sarà merito mio o colpa mia (certo ad un pizzico di fortuna nessuno volterebbe le spalle). Sarò io la responsabile del mio futuro e questo blog sarà il testimone del mio impegno o dei miei errori.

Da oggi, in questo blog, io vorrei dimostrare che la vita può davvero ricominciare quando siamo noi a deciderlo, a quaranta, cinquanta, sessanta e perché no, anche a settant' anni. L’importante è fermarsi, guardarsi indietro, chiudere gli occhi e, finalmente, cominciare a sognare.

 
Tutti possiamo farcela. Io ce la farò.

 

venerdì 23 gennaio 2015

pensa che ti ripensa  











Penso quando mi sveglio alle quattro di notte, penso quando guido (forse un giorno farò anche un incidente per questo), penso quando sono così furiosa da mettermi a fare una torta di mele illudendomi che possa calmarmi, penso quando esco di corsa da casa alle sette di sera perché anche il miagolio del gatto mi è insopportabile.
Penso, penso spesso, forse penso troppo.

E infatti ieri pensavo e cercavo di risalire a  quando è iniziato tutto questo, a quando la mia vita ha imboccato la strada sbagliata ed è cominciato a essere tutto negativo, o sfigato o buio o incredibilmente difficile e in salita.
C’erano poche cose che ancora non erano state intaccate dalla negatività e avevo una paura folle che anche queste non sarebbero durate. Una di queste era il lavoro.
Il lavoro è importante, e averne uno fisso ti rende la vita un po’ più tranquilla. Io avevo un lavoro, e lo amavo anche. Mi piaceva così tanto da pensare che forse avevo trovato la mia strada. Fino a quando… già, fino a quando?
Quando anche quello ha iniziato ad andare male.
Negli ultimi due anni sono successe cose poco carine che mi hanno convinta a cercare un altro posto di lavoro. Ma io sono lenta, troppo lenta e le tenebre sono veloci, molto veloci e mi hanno raggiunta di nuovo. Mi hanno travolta e in sostanza da ieri, forse, non ho più un lavoro.
Scrivo forse perché la settimana scorsa mi è stato detto: o accetti questa proposta o noi ti licenziamo. E io giuro che quella “proposta” non ho potuto accettarla, voleva dire tornare indietro di dodici anni e ricominciare da capo. Era come dire: è vero non valgo niente e mi è stato dato qualcosa che non meritavo.
E io voglio urlarlo, perché sono stufa di non essere in grado di vedere i miei meriti. Sono stufa di essere sottovalutata e sono stufa che le persone si approfittano dei miei momenti difficili per pestarmi con più facilità tanto da farmi dubitare di me.
Sono stufa, stufa, stufa e adesso sono anche senza un lavoro, anche se la lettera di licenziamento non mi è ancora stata data.

E così pensavo: ma quando è cominciato ad andare tutto così storto? Quando?
Non sarà mica da quando quel bastardo ha deciso di rovinare la mia vita e quella di nostra figlia per andare con la sua stramaledetta amante?

venerdì 9 gennaio 2015

apatia  

Io giuro che questa sera vorrei scrivere sul mio blog come mi sento, ma è proprio questo che mi impedisce di scrivere qualcosa. Mi sento come un foglio che è stato completamente cancellato.
Sento che mi mancano troppe cose. Sento l'apatia che si sta impossessando di me.

martedì 6 gennaio 2015

CARA BEFANA, MI FAI VINCERE LA LOTTERIA?  

Oggi è il giorno della Befana e come tutti gli anni, tra poco, ci sarà l’estrazione della Lotteria Italia. Di solito a Natale oltre al regalo, alle persone a cui voglio bene, allego un biglietto della lotteria.
Quest’anno, invece,  l’ho comprato solo per me, è stato il mio regalo di Natale per me. Mi sono regalata un piccolo sogno e siccome tra poco sarà distrutto dalla realtà, voglio viverlo fino in fondo.

Se vincessi 5 milioni di euro, per prima cosa avrei un mancamento e poi abbraccerei il gatto, visto che con me c’è solo lei.
Una volta non avrei mai lasciato il mio lavoro; oggi, invece, lo lascerei senza sentirmi neanche un po’ triste. Certo aspetterei di avere la certezza della vittoria, non si sa mai.
Darei dei soldi ai miei genitori, a mia sorella e a mio fratello. Aprirei un conto per mia figlia e prenderei quell’appuntamento dal dentista che rimando da troppi mesi.
Comincerei a cercare la mia casa ideale, con una grande camera per Margherita, una biblioteca e un giardino e farei un bel po’ di shopping tra vestiti scarpe e borse.
Non cambierei la macchina, anche se è vecchia, continuerei a tenerla. Anche perché Margherita non me lo permetterebbe.
Prenoterei 4 giorni a Disneyland Paris per festeggiare il compleanno di Margherita e porterei anche le mie nipoti e qualche amichetto.
Mi troverei un avvocato adeguato per affrontare il prossimo divorzio.
Una volta lasciato il lavoro non resterei senza fare niente ma mi iscriverei alla facoltà di medicina perché, anche se non ho più vent’anni e a dir la verità neanche trenta, era il mio sogno, ma non ero una studentessa brillante e quindi mi è stato sconsigliato da tutti, anche da me stessa. Oggi invece ho deciso di riprendere i miei vecchi sogni e quindi mi comprerei anche un pianoforte.
Mi iscriverei in palestra e andrei più spesso dall’estetista e dal parrucchiere.
Mi comprerei un televisore, un’asciugatrice, un moncler, dei libri e farei ovviamente delle donazioni.

Ma soprattutto sarebbe la prima volta dopo anni che andrei a dormire davvero felice.