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sabato 26 marzo 2011

I' VE GOT IT  









Finalmente anche io posso ascoltare il nuovo lavoro dei DURAN DURAN.

Incredibilmente lo sto ascoltando per la seconda volta. Speriamo che Iaia non si svegli.

Sono contenta...... Grazie....





venerdì 18 marzo 2011

ma come si fa?  

Non so perché, ma in questi giorni continuo a sentire sempre lo stesso argomento: quando due persone si lasciano non devono farsi tormentare dall’odio e dal rancore, ma devono perdonare e superare la delusione, per se stesse ma soprattutto per i figli, se ci sono.
Io sono riuscita a non farmi accecare dal rancore puro per il bene di nostra figlia e grazie a questo mio immenso sforzo non sto assolutamente usando Iaia per far del male a lui. Ma da qui a perdonare un uomo che pur sapendo che l’unica certezza che avevo nella vita era dare ai miei figli una famiglia tradizionale e unita sono sicura che non basterebbero 1000 vite.

Quindi mi chiedo:
MA COME SI FA?
Come si riesce a soffocare l’odio, a cancellarlo, a trasformarlo in un qualcosa di positivo? Come si può controllare a proprio piacimento un sentimento quando è il nostro “cuore” che soffrendo per la delusione, manda impulsi negativi al cervello? Come si può confutare il detto “Al cuor non si comanda?”

All’inizio della nostra separazione quello che provavo era incredulità, disperazione assoluta. Iaia aveva solo due mesi e lui mi diceva di non amarmi più. Lui ha rovinato i primi mesi, anzi il primo anno della mia vita insieme a mia figlia. Non avevo voglia di fare niente, ricordo che all’allattavo la mia bimba e intanto piangevo, la cullavo per farla addormentare e piangevo. In quei mesi non sono riuscita ad instaurare il famoso rapporto mamma/figlia perché non facevo altro che disperarmi.
Poi, ha iniziato a farsi largo la rabbia, il risentimento…
Quando mi sono resa conto che questo non mi faceva bene, perché continuavano a ronzarmi in testa sempre gli stessi pensieri che mi distoglievano dalla mia bimba, ho pensato che stavo sprecando le mie energie per una persona che non valeva niente e che sicuramente avrebbe giovato a me e a Iaia se fossi riuscita a trasformare l’odio in amore per lei.

Ci ho provato, con tutte le mie forze, ma a distanza di un anno e sette mesi io provo ancora una forte rabbia nei confronti della persona che più di tutte mi ha fatto soffrire. Io non ci riesco. Sono sicura che lo odierò per tutta la mia vita, ogni volta che vedrò negli occhi di mia figlia il desiderio di una famiglia unita.
Penso che quando una persona ci fa del male, un male insopportabile, non ci sia nessun modo per superare la rabbia, nessun rimedio. La ferita non si richiuderà più e ci accompagnerà per sempre in tutte le decisioni e le strade che percorreremo nella nostra vita.
Quando il dolore è così grande non può esserci rinascita.

Con questo non voglio dire che non riusciremo ad avere un buon rapporto civile, anzi, ma il mio sforzo è solo per Iaia, per farle avere un padre vero, perché possa crescere con una figura paterna al suo fianco ogni volta che ne avrà bisogno.

mercoledì 9 marzo 2011

le cose belle della vita  

Grazie a Kriegio che mi ha spronata a pensare a 10 cose belle per cui valga la pena vivere.
Partirò da lei per questi miei pensieri, anche se alla fine credo che non saranno 10 le cose che in questo momento per me siano valse le sofferenze che la vita mi ha riservato. Ho passato sicuramente dei bei momenti, ma uno solo è davvero valso la mia vita.
Passo poi la palla a chiunque, transitando da qui, la voglia cogliere.

Banalmente, incredibilmente e ancora molto inconsciamente la prima cosa che mi viene in mente è la mia bimba. Anche se è difficile e lo sarà ancora di più quando saremo sole, nonostante spesso dica convinta che se tornassi indietro non lo rifarei, mi rendo conto che se veramente qualcuno mi desse la possibilità di non avere Iaia non accetterei per niente al mondo. Darei la mia vita per lei.

Il mare. Restare in piedi su una spiaggia sabbiosa alle sette di sera guardando fisso un punto del mare con il pensiero che tutta la mia famiglia si riunirà per cena, senza fretta. Poter toccare almeno una volta la sabbia magica delle Maldive.

Le vacanze che seguono un lungo periodo di intenso lavoro. Sia viverle che organizzarle. Quindi mi vengono in mente tutti i posti che ho visto e che valeva la pena visitare: Barcellona e la meravigliosa Sagrada Famiglia, New York e i paesi tipici americani, l’Islanda, L’Inghilterra, Parigi. La Russia, lo Sri Lanka le Maldive e tanti altri posti che ho potuto vedere.

I bei momenti che la mia storia con il papà di Iaia mi ha permesso di vivere. L’estate in cui ci siamo messi insieme, il primo bacio, la prima vacanza insieme sulle Dolomiti, il primo anniversario, il giro in moto in campagna il giorno prima degli esami di maturità, il periodo che abbiamo vissuto insieme, di nascosto dai genitori, quando eravamo all’università, gli aperitivi, il matrimonio e tutti gli anni felici che ci hanno portato alla nascita di nostra figlia.

Il pezzo di strada che separa casa mia dal mio posto di lavoro. 25 minuti di macchina immersi nella campagna con in sottofondo la musica delle mie radio preferite. Con le montagne di sfondo, le anatre con gli anatroccoli dietro che attraversano la strada (oggi ha attraversato la strada un fagiano), gli aironi che volano sopra di me e altre specie di uccelli di tutte le dimensioni che fanno il bagno nei canali che costeggiano la strada. Molte volte ho la tentazione di fermarmi perché potrei toccarli allungando un braccio.

I Duran Duran, i loro concerti, i post concerti, le promozioni e gli incontri con loro e con gli amici duraniani. I concerti della prossima estate…La musica in genere.

La mia famiglia, tutta.


Ora, per pensare invece alle disgrazie che mi stanno capitando, vorrei soffermarmi su quello che il destino carnevalesco mi ha riservato. Sono ormai 10 giorni che sul mio corpo, o meglio sugli arti inferiori e superiori, si sono manifestate queste strane “cose”.




Il mio medico ha provato a curarmi con antistaminici e creme antinfiammatorie e quando ha visto che peggioravo mi ha mandata al pronto soccorso. Dopo ore di attesa, 25 euro di ticket e la consulenza del dermatologo sono tornata a casa con un’altra crema antibiotica e nessuna diagnosi, ma solo un “torni lunedì mattina in ambulatorio”.
Lunedì sono tornata e mi hanno visto altri medici che hanno pensato ad una tossidermia causata da un maledetto aulin che ho preso qualche settimana fa. Però siccome non erano sicuri mi hanno prescritto 157,06 euro di esami del sangue, tampone faringeo ed esami delle urine.
Sta di fatto che ieri mi hanno prelevato mezzo litro di sangue, mi devo spalmare una crema allo zinco molto puzzolente e devo prendere un antistaminico che mi dovrebbe causare molta sonnolenza e quindi mi hanno sconsigliato di guidare. Ma secondo loro come posso fare? E così lo stesso guido per andare a lavorare, cercando di prendere le pillole una volta a casa.
In più queste “cose” non se ne vanno, anzi ogni volta che mi guardo ce n’è una in più. Se non riescono a guarirmi questa estate sembrerò una deficiente che con 40 gradi all’ombra va in giro vestita come fosse inverno!

Si accettano diagnosi da eventuali medici e non che dovessero passare da queste parti.

mercoledì 2 marzo 2011

01-03-2011  

Quando ti accorgi che non sai come ti devi comportare per non dare fastidio.
Quando ti accorgi che lui accetta meglio gli abbracci di vecchi colleghi mentre ai tuoi risponde solo alzando un braccio e vorresti piangere.
Quando ti accorgi di arrivare a casa sua insieme a mille altre persone per assistere al funerale e ti senti un’estranea.
Quando ti accorgi che la gente capirà che c’è qualcosa di strano e vorresti nasconderlo come la polvere sotto al divano, per nasconderlo anche a te stessa.
Quando ti accorgi che lui ha deciso di chiudersi in cucina con degli amici per non vedere nessuno e tu non sai se entrare o no.
Quando entra nella stanza una ragazza che non conosci, lo bacia, gli fa le condoglianze e quando un amico gli fa la domanda che ti rimbomba nel cervello: “Ma chi è”, lui non risponde e tu ti senti bruciare dentro.
Quando nel corteo non sei vicino a lui, ma dietro e ti senti distante mille miglia.
Quando al cimitero ti corre in aiuto l’amica G., ti abbraccia e ti porta in un angolino invisibile a piangere fino a che ti tremano le mani.
Quando dopo due notti che lui ha passato con sua mamma, torna e tu ti senti sollevata, ma poi la parte razionale del tuo cervello ti dice che lui non è tornato per te, ma per stare con Iaia, e tu ti sorprendi che possa essere davvero così.
Allora capisci che tutti questi mesi sono stati inutili, che non sono serviti a niente, che ti eri illusa che il peggio fosse passato, che la tua vita potesse di nuovo, ma diversamente, essere felice, che ti sei girata e hai scoperto di essere nuovamente all’inizio.
E ti accorgi che resterai segnata per sempre, ma che effettivamente non lo stai ancora accettando.

Grazie a G. che c’è sempre nei momenti più bui.

martedì 1 marzo 2011

se ne è andato  

Ci ha lasciati senza neanche darci il tempo di capire quello che stava succedendo.
Se ne è andato senza permetterci di festeggiare il suo ultimo compleanno.

Il nonno di Iaia è morto domenica sera per colpa di un tumore bastardo che non ha concesso alla sua famiglia neanche gli ultimi mesi per stare con lui.