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martedì 10 novembre 2015

quando perdi il lavoro  


Conclusa  la vicenda Duran Duran adesso posso concentrarmi sui problemi che costellano ultimamente la mia vita reale.
Comincerei con quello che in questo momento mi preoccupa di più: la disoccupazione.
Ebbene sì, da ormai dieci mesi faccio parte di quell’11,8% di persone che in Italia non hanno un lavoro in regola (io per la verità non ce l’ho neanche in nero).
A vederlo, questo numero, non mette neanche molta paura, viene da dire “11,8%, che sarà mai? Non sembra così difficile ricollocare questo piccolo numero di persone, se poi penso che io ho una bella e lunga esperienza, non sono più a rischio figli e mia figlia è già piuttosto grande, non dovrei avere grosse difficoltà a ritrovare un lavoro, magari accontentandomi anche di una retribuzione più bassa”.
Questo era quello che pensavo quando il gruppo aziendale in cui lavoravo ha chiuso i battenti.
Ma sì, era da un po’ che il lavoro mi andava stretto; volevo crescere, cambiare, fare nuove esperienze.
I primi mesi ho un po’ cazzeggiato, forte di quattro mensilità di preavviso e di un buon TFR (ormai volatilizzato). Dopo 12 anni di lavoro ininterrotto un piccolo periodo di relax ci vuole proprio, ti rigenera, ti fa capire che la vita è un’altra cosa e non te ne accorgi fino a quando non provi a fermarti e guardarti intorno.
Poi ho cominciato, come fanno tutti, a cercare nei siti di lavoro: infojob, job360, helplavoro e così via.
Quando ti registri su questi siti cominci a farti delle domande a cui riesci a darti una sola risposta. Ogni giorno mi arrivavano delle mail da questi siti con tre o quattro offerte di lavoro inaspettatamente proprio nella mia zona e altrettanto inaspettatamente perfettamente rispondenti al mio profilo. Una volta addirittura mi è arrivata un’offerta in cui cercavano una persona che sapesse usare proprio un programma che credo usasse solo la mia ditta.
Rispondevo a tutto, ma mai nessuno mi chiamava neanche per un misero colloquio. Allora ho cominciato a rispondere anche ad annunci per lavori di livello più basso rispetto alle mie competenze, tipo commessa, receptionist, ma anche in questo caso non ho avuto riscontri.
Il secondo passo è stato quello di andare direttamente nelle agenzie interinali, ma la maggior parte ti rimandano al sito per l’iscrizione e quelle poche che ti fanno entrare ti parlano di crisi. Comunque mi sono iscritta a tutte le agenzie e rispondo a tutti gli annunci che pubblicano senza avere risposta e parlo anche di agenzie di Milano e non di una piccola cittadina sperduta tra i monti.
Mentre rispondevo agli annunci, cercavo anche di informarmi sui metodi più efficaci per trovare lavoro e scoprivo che secondo varie ricerche  spedire il proprio cv alle ditte è un’assoluta perdita di tempo. Poco meglio va a chi cerca lavoro via internet, mentre sembra funzioni di più presentarsi direttamente nelle ditte.
La strategia migliore, però è quella delle conoscenze (ma guarda un po’); in sostanza dai il tuo curriculum a qualcuno che conosci e lo fai consegnare direttamente alla ditta in cui lavora sperando che stiano cercando proprio te.
Ora per quanto riguarda le mie poche conoscenze, io il cv l’ho dato pure al mio fruttivendolo che tanto mi ha aiutato durante la separazione, mentre per quanto riguarda la faccia tosta di andare direttamente nelle aziende, non avendola, ci sto lavorando.

In conclusione sono ancora senza lavoro, però tutta questa esperienza mi ha aiutato ed entrare in una profonda crisi esistenziale: voglio tornare a fare quello che ho fatto fino adesso, cosa ho costruito nella mia vita, sono soddisfatta di quello che sono?
In quanti hanno la fortuna di poter dire di essere pienamente felici della propria vita?
Io se potessi tornare indietro cambierei molte cose …

What next?

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