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giovedì 14 giugno 2012

LA VOCE DEL TERREMOTO  



Abito in una zona che, a detta degli esperti, non è a rischio sismico. Di scosse ne abbiamo avute anche noi, ma solo di riflesso ad epicentri relativamente vicini. Scosse di due o tre secondi, fortunatamente neanche il tempo per avere paura. Le volte che è successo non me ne sono quasi mai accorta.

Il 19 maggio scorso sono stata a Mantova per visitare la città, per fuggire da incontri sgradevoli e dolorosi.
Quello che sto per descrivere sono la mia esperienza, le mie sensazioni e la mia paura di quella notte tra il 19 e il 20 di maggio.

Sono rimasta con gli occhi chiusi, non ero ancora del tutto sveglia, era quasi un sogno. C’era un rumore strano, mi sentivo sballottata e la prima cosa che ho pensato è stata “ mi sono addormentata sul treno, ma dove sto andando?”. Poi ho realizzato di non essere su un treno, ma nel mio letto che stava andando avanti e indietro sempre più forte e ho capito: il terremoto. Ho iniziato a preoccuparmi perché non smetteva ma aumentava accompagnato da quel rumore sordo. Ho pensato che fossimo noi l’epicentro e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata Iaia: “Devo prenderla e scappare fuori”. Ma continuavo a restare nel letto con gli occhi chiusi, perché quando ti capita di essere svegliata nel cuore della notte ci vuole un po’ prima di capire che non stai sognando.
Ero convinta di essere a casa mia e quindi di avere il lettino di Iaia di fianco, ma non ne avevo la percezione. Sentivo che non c’era. Allora ho pensato che fosse nel lettone insieme a me e che quindi dovevo prenderla subito, ma non la sentivo vicino. Intanto restavo ferma come se non fosse vero, fino a quando finalmente mi sono resa conto di essere a Mantova e che dovevo pensare a mia mamma perché ero con lei. Solo allora ci siamo alzate di scatto sempre accompagnate da questo rumore cupo, quasi il verso di un mostro che ti avvisa che sta arrivando.
Mi sono infilata le ciabatte e sono corsa fuori dalla stanza, ma ormai era già passato. Erano le 4:08.

Ho sempre pensato che in occasioni del genere la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata prendere il cellulare il portafogli. Invece ho messo solo le ciabatte. Ho capito che se sei sorpresa da un terremoto di notte, o sei già sveglia e riesci a scappare subito o se la casa crolla tu ci resti dentro. Quando capisci dove sei e cosa devi fare è già troppo tardi. Il terremoto non ti lascia il tempo.

Ho scoperto che il terremoto ha una voce. Pensavo fosse solo una mia sensazione, invece ho letto di altre persone che l’hanno sentita. Non so cos’è, se è la terra ad urlare, ma è proprio un suono strano, sordo, quasi trattenuto. E di notte fa paura.

Il terremoto ti terrorizza, non solo quando ci sei in mezzo, ma anche dopo. Io quella notte non ho più dormito, ho sentito anche la seconda scossa e se devo essere sincera ancora adesso quando vado a letto o quando sono seduta, se ci penso, sento la terra tremare. So che è una sensazione, che non è vero e che passerà, ma la paura che ho provato quella notte mi resterà dentro per sempre insieme alla tristezza per le persone che ne sono rimaste coinvolte.

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3 commenti: to “ LA VOCE DEL TERREMOTO

  • monica
    14 giugno 2012 alle ore 15:05  

    Il tuo racconto è veramente realistico. Per questi motivi, che hai spiegato benissimo, noi dormiamo in una casetta di legno che Papozzo ci ha appositamente costruito dopo la scossa del 29.
    A Mantova comunque si è sentito meno rispetto a dove abito io, a 8 km dagli epicentri; penso che tu possa capirmi quando dico che è stata un'esperienza terrorizzante.
    Se vuoi e se non l'hai già fatto, leggi quello che ho scritto a proposito del terremoto sul mio blog...

  • emy
    14 giugno 2012 alle ore 17:43  

    si,è una sensazione terribile che non riesci piu' a dimenticare...E la cosa peggiore è che davvero hai pochi secondi per realizzare quello che sta succedendo...

  • shestoomuch
    16 giugno 2012 alle ore 20:26  

    @monica ho letto. Come si fa a non aver più paura? Per voi è stata sicuramente un'esperienza più spaventosa.
    @emy e quei pochi secondi spesso non sono sufficienti per salvarsi...