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venerdì 4 maggio 2012

fuggire  

Vorrei andarmene, partire, scappare il più lontano possibile. Fare la valigia, solo con le cose essenziali e prendere un treno, un aereo e riprovare a vivere e a respirare in un posto nuovo. Un posto senza ricordi senza possibilità di incontri.

Vorrei poter trovare un lavoro degno di essere chiamato lavoro, vorrei conoscere colleghi nuovi che non mi riportino al passato.

Vorrei con tutte le mie forze lasciare la mia città, morire e rinascere. Vorrei non rischiare di fare incontri che potrebbero distruggermi di dover ricevere notizie che potrebbero farmi definitivamente crollare.

Vorrei, ma non posso. Perché lui non me l’ha permesso. Perché lui per puro egoismo, prima di lasciarmi mi ha convinta a fare un figlio. E adesso, la mia bambina, che è l’unica ragione della mia vita, mi tiene legata a questo posto, a lui.

Sto attraversando la fase più dolorosa, che contrariamente a quello che pensavo, non è la caduta libera e neanche la botta che ricevi quando raggiungi il fondo del tuo precipizio, ma è l’inizio della risalita. Quando la rabbia fa spazio alla consapevolezza, quando i tuoi occhi si riaprono e purtroppo riescono a vedere quello che sarà il futuro. Quando finalmente riesci a rispondere alla domanda che ti eri fatta all’inizio. E la risposta non ti piace per niente.

Qualche giorno fa ho scoperto che la persona per cui mi ha lasciato, si è trasferita nella nostra città (chissà da quanto), a più di 300 km da dove viveva. Io non penso che potrei reagire con indifferenza quando mi capiterà di vederli mano nella mano, o quando mi dirà che andranno a convivere o peggio ancora quando la metterà incinta. Io non voglio, ma ho la sensazione che qualcosa stia già accadendo. E io non so cosa fare…

What next?

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