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venerdì 18 maggio 2012

In queste settimane ho pianto tanto, troppo. Ho pianto con mia mamma, ho pianto sulle scale con una mia vicina, ho pianto con mia sorella, ho pianto al telefono con mio padre. Ho pianto fuori da un cimitero con una collega, ho pianto in un supermercato con una vecchia amica della nostra vecchia compagnia, ho pianto per un’ora intera davanti ad una psicologa perplessa che alla fine mi ha detto che riprendere a fumare dopo 12 anni dall’aver smesso sarebbe stato il male minore. Ho pianto da sola in bagno, in cucina, sul letto e sul divano, ho pianto in macchina e ho pianto, svegliandomi senza motivo alle quattro di notte. Ho dormito e mangiato poco perdendo quattro chili, ma questo ha avuto il suo risvolto positivo.

Ho scoperto che quando non ti tieni tutto dentro hai un vantaggio: non resti più sola. Ci sono tante persone che mi stanno vicine. Ho saputo che tutti i nostri amici ci sono rimasti male per quello che lui mi ha fatto, e che lui ha avuto una brutta discussione con il suo migliore amico perché ha cercato di fargli capire che stava sbagliando. E’ rimasto da solo, si è isolato da tutti, e questo mi ha fatto capire che è proprio innamorato di lei.

Questo è stato in assoluto il periodo più brutto della mia vita. Questi tre anni sono stati una lenta presa di coscienza della realtà e quando alla fine questa realtà mi è piombata addosso, mi sono sentita come se fossi precipitata in burrone rompendomi tutte le ossa. Adesso devo capire come guarire e rimettermi in piedi per poter cominciare la risalita.
La strada sarà molto lunga e so che piangerò ancora e che non sarò mai più quella di una volta, ma questo per certi aspetti può essere anche un bene.

Per adesso ho deciso di non restare chiusa in casa nei miei week end senza Iaia. Domani parto per Mantova e mi passo un fine settimana da turista sperando di ritornare a casa stando un pochino meglio.

What next?

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