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lunedì 2 febbraio 2015

primo giorno da disoccupata  

In realtà la definizione disoccupata non mi piace per niente, è una parola che suona male, è troppo lunga e per niente rassicurante. In effetti non si riferisce a una situazione in cui qualcuno vorrebbe ritrovarsi, però dire "io sono disoccupata" a me provoca una certa vergogna, quindi, per adesso, non l'ho ancora detto. Preferisco dire che non sono andata al lavoro perché ho preso ferie.

Nei giorni scorsi avevo deciso che il mio problema è l'organizzazione. Se non programmo ora per ora la mia giornata, mi ritrovo la sera che non ho fatto niente. Quindi avevo deciso che la giornata di oggi doveva svolgersi così:
sveglia alle 7:45, accompagnare Marghe alla scuola materna alle 9:00, andare a fare le fototessere per la carta di identità scaduta e per il curriculum (mi hanno consigliato di metterla), andare in comune, tornare a casa e aggiungere la foto al cv, controllare i siti e spedire qualche cv, controllare il sito di Disneyland Paris per vedere se ci sono nuove offerte, cazzeggiare un po' su internet, mangiare, suonare il pianoforte, perché gli ultimi avvenimenti me l'hanno fatto dimenticare, organizzare la cena e infine alle 15:30 andare a prendere Margherita, portarla in palestra, tornare a casa, lavarla, mangiare, cartoni e nanna.

Quello che è successo è stato:
sveglia alle 7:45, scuola materna 9:20, fotografo chiuso il lunedì mattina, torno a casa e scopro: tazzine della colazione da lavare, letti da rifare, segatura del gatto da cambiare, pavimenti in condizioni pietose da pulire, lavatrice da caricare.
Ho fatto tutto, ma mi sono sentita davvero una casalinga disperata. Questa non può essere la mia vita, io devo uscire, andare in un ufficio in mezzo a colleghi e lavorare. Mi piace portare mia figlia a scuola e poter andare anche a riprenderla, ma è quello che sta in mezzo che non va bene. Posso farlo una, due, tre volte, ma a lungo andare mi trasformerebbe in una persona repressa e insoddisfatta.
Ed è solo il primo giorno...

What next?

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